Corriere della Sera (Milano)

«Grave confondere terrorismo e religione Insistiamo sul dialogo per arginare le tensioni»

Diez, Fondazione Oasis: più confronto

- Di Federica Cavadini

Martino Diez è professore di lingua e cultura araba all’università Cattolica ed è direttore di Oasis, fondazione che promuove la conoscenza del mondo islamico e l’incontro fra cristiani e musulmani. Spiega come si è arrivati a questo clima, con minacce e attacchi per Silvia Romano dopo la sua liberazion­e e la conversion­e all’Islam.

Qual è la sua lettura di quello che è accaduto?

«La reazione di alcuni, violenta e inaccettab­ile, è dovuta al fatto che questo caso tocca un nervo scoperto perché si intreccian­o due dimensioni molto diverse, la scelta religiosa personale e il terrorismo, in questa vicenda i due piani si presentano insieme perché la giovane è stata rapita dal gruppo terroristi­co di

Al-Shabaab ed è in quel contesto che ha incontrato l’Islam. Quello che si deve fare è tenere separate le due cose. Dobbiamo lasciare aperta la domanda sulla scelta religiosa perché è impossibil­e valutare la conversion­e di questa giovane anche per la forte pressione a cui è stata sottoposta. E dobbiamo difendere la libertà religiosa limitandoc­i a riaffermar­e lo stato di diritto di cui noi italiani siamo fieri e che ci dà questa libertà che nella maggior parte dei paesi musulmani non esiste». Come si arriva invece a questo clima?

«C’è chi ha imitato al contrario la logica sbagliata dei jihadisti che dicono che tutti i somali devono essere musulmani e ha agito come se tutti gli italiani dovessero essere

La fede Sulla sua conversion­e abbiamo visto anche un certo trionfalis­mo fra i musulmani Un errore che si doveva evitare

cristiani. Questa non è certo la posizione della Chiesa, che è molto pacata. E chi agisce così è solo identitari­amente cristiano. Contrappon­e identità a identità. Un errore. E si arriva alle conseguenz­e che abbiamo visto. Ma ci sono anche altre consideraz­ioni».

Può spiegare?

«Su questa conversion­e chi ha a cuore la dimensione religiosa dell’Islam si è saggiament­e astenuto dal commentare ma fra i musulmani c’è stato anche un certo trionfalis­mo, un errore che si potrebbe evitare. Anche perché Silvia Romano ha conosciuto un Islam fondamenta­lista e molti non si riconoscon­o in quell’Islam, i jihadisti sono ritenuti dalle autorità religiose musulmane una forma deviante, li chiamano kharijiti, eretici».

Sono errori ancora comuni, anche in una città multietnic­a come Milano e negli anni del dialogo fra religioni?

«Li abbiamo visti in questi giorni. Il primo è considerar­e tutti i musulmani come una realtà unica, il monolite. Il secondo è associare l’Islam al terrorismo. E il terzo è confondere piano politico e religioso. Ma su questo ultimo punto anche i movimenti islamisti hanno una responsabi­lità. La confusione c’è anche nel mondo musulmano, anche se molti ritengono che non ci debba essere questo schiacciam­ento fra religione e politica».

La strada che la fondazione Oasis come altri indica è il dialogo interrelig­ioso.

«Certamente ed è una realtà in crescita, fatta non solo di documenti ma di esperienze concrete. Ciò di cui abbiamo bisogno è una conoscenza serena della religione dell’altro. Conoscenza, riflession­e, incontro, questa è la via. Però lo vedo ancora anche fra gli universita­ri del mio corso di lingua araba con cui studiamo il Corano, ci sono cristiani e musulmani, e tutti conoscono poco le religioni, anche la propria. È da lì che si deve partire».

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● Martino Diez, professore di Lingua e cultura araba in Cattolica, è direttore scientific­o di Oasis, fondazione voluta dal cardinale Angelo Scola che promuove l’incontro tra cristiani e musulmani
Chi è ● Martino Diez, professore di Lingua e cultura araba in Cattolica, è direttore scientific­o di Oasis, fondazione voluta dal cardinale Angelo Scola che promuove l’incontro tra cristiani e musulmani

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