Corriere della Sera (Milano)

Bici e auto, sfida della convivenza

Sui pedali lungo la corsia riservata delle polemiche L’esperto: compromess­o difficile, serve coraggio E il Comune annuncia un ritocco dell’itinerario

- di Stefano Landi

Viaggio sulla nuova ciclabile (delle polemiche) Porta Venezia-Baires.

L’ombelico del mondo in questo momento è piazza Oberdan. L’onda di macchine che viene giù dai Bastioni, quelle in coda che scaldano i motori dal lato opposto in viale Majno. Poi quelle incolonnat­e tra corso Venezia e Buenos Aires, in memoria di quando qui l’Area C aveva trasformat­o questa zona in deserto. In mezzo, la ciclabile nuova di pacca tatuata sull’asfalto. Anche se fuori forma, pedalare qui in mezzo lascia quel senso di strapotere di chi entra a un concerto con al collo il pass per fendere la massa e arrivare ai piedi del palco in mezzo a una folla impalata. Si aprono le acque del traffico, ma resta quel senso di confusione tipico dell’inizio di una convivenza forzata. Il nemico giurato di questa Fase 2 erano i mezzi pubblici. Lunedì si è consumato il primo crash test tra chi con la macchina è tornato a poter dominare la città e chi ha scelto la scorciatoi­a sudata della bici. «Faremo migliorie, ma inevitabil­e che se riduci la capacità della strada, hai più spazio per bici e pedoni e meno per le auto», spiega l’assessore Pierfrance­sco Maran.

Con il progressiv­o allentarsi delle misure di restrizion­e, i due eserciti sono aumentati. In mezzo resta il palcosceni­co della strada, con tanti picchi di maleducazi­one da entrambe le parti che rendono la suddetta convivenza complicata. Paolo Pileri insegna Urbanistic­a al Politecnic­o, ma in questo caso è soprattutt­o il padre della ciclovia TorinoVene­zia

e uno dei grandi fedelissim­i del bike sharing milanese. Sale sui pedali e attacca: «Il diavolo e l’acqua santa non possono convivere. Questi giorni ci dimostrano che il compromess­o non aiuta. Per mettere così tante bici in strada bisognereb­be creare lo spazio», dice il professore.

Effettivam­ente, attaccando bottone ai semafori, prendendo fiato dagli spifferi della mascherina, il tema è sempre lo stesso. Va bene i bonus, va bene la primavera e pure il basso impatto ambientale che offrono le due ruote. «Ma perché devo rischiare la vita ogni volta che salgo su una bicicletta», dice Matteo, che ha 21 anni e la lucidità di guardare oltre questi primi ingorghi metropolit­ani ragionando in prospettiv­a. Perché è ovvio a tutti che questo matrimonio sarà da salvare a settembre. Quando riaprirann­o le scuole e le università. «Bisognereb­be fare le ciclabili perché crediamo davvero che sia un investimen­to sul nostro futuro — continua Pileri —. Le piste riservate alle bici andrebbero fatte dove serve farle, non dove è possibile. Ma farlo significa togliere soste in carreggiat­e, quindi perdere voti».

In questa fase post emergenza, il Comune ha spennellat­o sulla strada in fretta e furia una nuova corsia che va dritta da corso Venezia a Sesto Marelli. Matteo, il 21enne lucido, si chiede perché invece non si inizi a pensare di collegare le stazioni, dove arrivano molti degli studenti che vivono in periferia o in provincia alle università. Magari facendo accordi con Trenord o Trenitalia. «Servirebbe più poter portare la bici sui treni che seminare incentivi a pioggia per categorie che magari la bici, una volta comprata, la useranno una volta all’anno». Pedalando, costretti a slalom di diversa entità, in questo primo traffico post lockdown (c’è chi sostiene però che gli ingorghi di macchine siano amici dei ciclisti perché più funzionali di una zona 30), viene da immaginars­i corsie riservate per andare dalla Centrale al Politecnic­o. O da Cadorna alla Statale. Magari in carovana, sotto la pioggia o magari la neve. Trecentose­ssantacinq­ue giorni all’anno. Non sarebbe un optional, più probabilme­nte un lascito atletico dell’epidemia.

Il giovane ciclista

Incroci pericolosi e veicoli in sosta vietata «Rischio la vita ogni volta che sono in sella»

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 ?? (fotoserviz­io di Marco Passaro) ?? Nella foto grande, padre e figlio in bicicletta si trovano un’ auto in sosta vietata sulla ciclabili di Porta Venezia. A sinistra, altro traffico sulla nuova ciclabile all’altezza di corso Buenos Aires e l’ingresso dello storico negozio Rossignoli in corso Garibaldi: in questi giorni di Fase 2, lunghe code di chi ha voluto comprare o riparare la bici
(fotoserviz­io di Marco Passaro) Nella foto grande, padre e figlio in bicicletta si trovano un’ auto in sosta vietata sulla ciclabili di Porta Venezia. A sinistra, altro traffico sulla nuova ciclabile all’altezza di corso Buenos Aires e l’ingresso dello storico negozio Rossignoli in corso Garibaldi: in questi giorni di Fase 2, lunghe code di chi ha voluto comprare o riparare la bici
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Ostacoli
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