«Noi, camionisti alla guida per 20 ore»
Lodi, costretti a saltare i riposi. Arrestato il titolare della Plozzer. La difesa: mele marce
«Se vuoi lavorare con noi è così», diceva la moglie del titolare. E allora i camionisti erano costretti a turni spaventosi, fino a venti ore consecutive e dovevano truccare i cronotachigrafi per risultare «puliti» durante i controlli. Non solo: stipendi decurtati, riposi inesistenti, minacce di licenziamento ai ribelli, una brandina in azienda affittata a 300 euro al mese per poche ore di sonno, penali fino a 2.500 euro in caso di danni ai mezzi e soprattutto tre mesi di contratto alla volta per tenere tutti in pugno. Un inferno per i lavoratori, una macchina da soldi per la famiglia Plozzer , riassunto nelle 228 pagine di ordinanza firmate dal gip di Lodi, Francesco Sirchia, che ha fermato tutto.
LODI «Se vuoi lavorare con noi è così», dice Paola Marchesini, ex moglie del titolare e braccio economico della «logistica lager». Turni spaventosi, fino a venti ore consecutive. Dipendenti costretti a truccare i cronotachigrafi per risultare «puliti» durante i controlli, stipendi decurtati da 75 a 100 euro in meno per ogni giorno di ferie, riposi inesistenti al punto da mettere sulla strada ogni giorno autisti esausti e in debito di sonno. Dei pericoli pubblici. E ancora: minacce di licenziamento ai ribelli, una brandina in azienda affittata a 300 euro al mese ai conducenti che tra un turno e l’altro potevano permettersi poche ore di sonno, penali fino a 2.500 euro in caso di danni ai mezzi, punizioni esemplari con percorsi più lunghi e massacranti per chi infrangeva le regole. Massimo tre mesi di contratto, così potevano tenerli in pugno.
Una macchina da soldi (in nero) per i proprietari, la famiglia lodigiana Plozzer. Un inferno per gli oltre 150 dipendenti della logistica con sedi a Lodi Vecchio, Milano e Napoli, le cui storie emergono dalle 228 pagine di ordinanza firmate dal gip di Lodi, Francesco Sirchia. Ordinanza costata i domiciliari al titolare Roberto Plozzer e l’obbligo di firma per l’ex moglie Paola e le figlie Sara e Marta, più il sequestro di venti milioni di euro tra auto di lusso, appartamenti e Tir con l’accusa di associazione a delinquere minacce, estorsione, lavoro irregolare, caporalato ed evasione fiscale. «Mi costringevano a non riposare», racconta alla Guardia di finanza di Lodi uno dei malcapitati. Dopo un turno «mi tolgono il camion con tachigrafo digitale e mi assegnano un camion con tachigrafo analogico, senza impianto di riscaldamento: la notte non riesco a dormire per il freddo».
Sono stranieri sottoposti ai soprusi dei titolari o dei «caporali». «Ho accettato per necessità di mantenere la mia famiglia», spiega uno degli autisti italiani del consorzio di aziende. «Una delle regole da osservare» è l’alterazione del tachigrafo per far risultare meno ore in viaggio. In realtà c’era chi faceva anche 13-15 ore consecutive per sei giorni alla settimana, con il rischio elevatissimo di causare incidenti (276 in sette anni, di cui uno mortale). Pochi protestavano: «Dopo fui punito con giri di consegne ancora più pesanti», racconta uno. Altri, stanchi delle vessazioni, avevano denunciato l’azienda. «Mele marce», secondo il titolare Plozzer che li minaccia: «Gli spacco la faccia o gliela faccio spaccare». Trattati come schiavi, secondo le Fiamme gialle di Lodi e la procura.
Situazione che emerge dallo
L’autista
«Ho dovuto accettare le condizioni perché devo mantenere la mia famiglia»
sfogo di un autista romeno ai datori di lavoro: «Sto male, vi ho detto che sto male! Ho sonno sempre, devo andare a vedere cosa ho». Un altro, refertato con cinque giorni di malattia per i continui mal di testa, viene trattato con disprezzo: «Solo a te succedono queste cose». E chi tornava con danni al mezzo, doveva pagare di tasca sua.