La battaglia su Villa Reale
Monza, ultimatum del gestore al sindaco Allevi Il primo cittadino: abbiamo fatto la nostra parte Il cuoco Cerea entrato a inizio anno: scelta sfortunata
Sul futuro di Villa Reale pende un ultimatum. E lo chef stellato Cerea punta sull’asporto.
MONZA C’è un ultimatum sul futuro di Villa Reale che la pandemia ha congelato, ma non risolto. È una lettera di recesso dal contratto firmata a fine dicembre da Attilio Navarra, ad de «La nuova Villa Reale», la società che ha eseguito i lavori di restauro nel 2014 e ha in gestione il corpo centrale della Reggia. Nella lettera (che lui chiama «diffida») Navarra ripercorre gli ultimi anni in Villa e ribadisce le richieste già avanzate dal 2017 quando la società concessionaria aveva chiesto la revisione del piano economico e finanziario alla luce dei bilanci in perdita, imputabili anche al mancato progetto di riqualificazione della reggia e all’assenza di una strategia di promozione da parte del Consorzio. L’ultimatum arriva alla fine: 120 giorni (scaduti a fine aprile) per fornire delle risposte, pena la recessione dal contratto con una richiesta di rimborso di 8 milioni e 307 mila euro tra penali, recupero degli investimenti fatti, copertura dei costi.
«Quando ho ricevuto quella lettera — commenta il sindaco Dario Allevi, presidente del Consorzio della Reggia — stavo per cadere dalla sedia. La pandemia ha congelato tutto, ma i nostri avvocati e quelli di Regione Lombardia sono al lavoro per capire quali richieste possono essere accoglibili e quali no. Aspetto le risposte a breve, poi questa storia finirà». Il sindaco rimanda al mittente le accuse: «Abbiamo sempre fatto la nostra parte, abbiamo portato mostre di richiamo come quella dedicata a Warhol, mi dispiace per le difficoltà di Navarra, ma i problemi sono iniziati quando si è messo a guardare i conti e, non vedendo un ritorno immediato, ha tirato il freno a mano sulle mostre in Villa. Invece, occorre seminare per raccogliere».
Replica Attilio Navarra: «Non è mia intenzione lasciare la Reggia e all’inizio dell’anno avevamo iniziato ad avere un buon dialogo con il Consorzio — spiega —. Poi la pandemia ha bloccato tutto. Resto ottimista che si possa trovare un accordo, chiedo di non essere lasciato solo». «Sono nato ottimista — ribatte il sindaco —, ma in questa fase voglio essere realista e dire che le posizioni sono distanti».
Intanto sul tavolo c’è la riapertura della Reggia che andrà con tutta probabilità a due velocità. «Apriamo la prossima settimana — annuncia Allevi —, stiamo valutando le modalità, ma gli spazi gestiti direttamente dal Consorzio, ovvero l’Orangerie e gli appartamenti privati di Umberto e Margherita, saranno di nuovo visitabili. Non più con audioguide e visori, ma per piccoli gruppi con una guida». L’annuncio coglie in contropiede il concessionario: «Abbiamo affrontato un periodo pesante con 20 dipendenti in cassa integrazione, tutti gli eventi annullati fino a settembre. Ora stiamo studiando come riaprire il primo e secondo piano nobile e il Belvedere in sicurezza, ma bisogna gestire i flussi ed è complicato».
In mezzo c’è il ristorante stellato «Da Vittorio» dei fratelli Cerea che dall’inizio dell’anno ha preso in gestione le cucine di Villa Reale e la caffetteria: «Non siamo stati molto fortunati — commenta lo chef Enrico Cerea —. Abbiamo perso eventi, matrimoni, comunioni e cresime, però riapriamo domani. Per questo fine settimana solo una postazione esterna con cestini da asporto, poi da settimana prossima contiamo di mettere dei tavoli all’aperto e di riaprire il ristorante dall’ingresso laterale».
L’accusa al Comune «Non c’è una strategia per la Reggia, chiediamo 8 milioni a titolo di rimborso»