La scuola del Piccolo va lunga
Il direttore Rifici: «Un’occasione per crescere»
Giovedì 14 maggio, per il 73esimo «compleanno» del Piccolo Teatro, fondato nel 1947 da Grassi e Strehler, i 26 allievi della scuola che fu di Ronconi e che oggi è diretta da Carmelo Rifici, hanno postato uno struggente video sulla chiusura del teatro e sulla vita in cattività artistica di questi attori di domani. Parlano e s’interrogano, mentre scorrono le immagini segrete delle tre sale legate al Piccolo. Dicono cosa hanno vissuto e imparato in questi tre anni. Ma sono stati purtroppo costretti a troncare di netto il 23 febbraio scorso, per ragioni sanitarie, il Terzo anno, quello finale del corso intestato a Strehler che avrebbe previsto un saggio e uno spettacolo. Ma nulla è perduto, tutto è solo rimandato. Per la prima volta, Sergio Escobar e il direttore Rifici hanno deciso di allungare di un anno il percorso accademico, cosicché il corso si chiuderà nel luglio 2021 spostando le audizioni del triennio 2021-24, il cui bando sarà pubblicato a fine gennaio 2021 per candidati compresi tra 18 e 26 anni.
«È stato uno shock per tutti», dice Rifici che ha la passione complice di un maestro «socratico» di palcoscenico, «anche perché non si sapeva quando avremmo potuto ricominciare e ancora oggi è soltanto una speranza che la ripresa sarà a settembre. Abbiamo deciso di non promuovere alcuna pedagogia online, né tantomeno i provini futuri in video, perché non tutti hanno accesso a Internet e perché siamo convinti che il teatro vada fatto nelle aule, legato com’è a filo doppio all’espressione del corpo. Così, per tenere i ragazzi attivi, abbiamo affrontato insieme alcuni temi filosofici che entreranno come materia del loro essere e del loro sapere ma fuori dal programma scolastico ufficiale».
Ciò che i ragazzi hanno più sofferto in questi mesi è stata la mancanza di condivisione, le lezioni, i loro flussi di coscienza e tutti i fattori umani che il teatro accelera e analizza. Proprio il riflettere sulla lontananza coatta ha ispirato il video (sito del Piccolo http://www.piccoloteatro.org). «Nonostante qualche trambusto», spiega Rifici, «la nostra scuola ha mantenuto la voglia di essere onesta, legata intellettualmente com’è alla storia del Piccolo, a Strehler e Ronconi, al laboratorio permanente di possibilità e di idee su cui riflettere per indirizzare i ragazzi nel mondo del lavoro, dopo aver mantenuto e saldato un vero rapporto umano. Mandarli ora allo sbaraglio sarebbe stato irresponsabile. Questo nuovo anno ci darà la possibilità di percorrere altri sentieri, magari legati all’esperienza che stiamo vivendo».
Così i ragazzi hanno letto e parlato di Nietzsche, di Pasolini, hanno studiato il libro di Simone Weil sul percorso dal mito greco al cristianesimo; e, soprattutto, sono rimasti affascinati dal concetto di Tempo. Hanno lavorato in modo appassionato accettando con entusiasmo un anno di studio in più, da settembre a luglio, anche se a qualcuno avrebbe creato qualche difficoltà. «In questo modo ci rimettiamo tutti in discussione, innestiamo nuovi temi, arrivano nuovi registi, si entra in un processo di trasformazione e crescita. Sto pensando a discussioni sul Tempo e sui suoi significati, dalla fiducia alla sorpresa, dall’inganno alla “sospensione”. E la riflessione di oggi rimane il miglior trampolino di domani».