Corriere della Sera (Milano)

Negozi non alimentari: tornato solo un cliente su tre

L’appoggio del governator­e Fontana: intensific­are i controlli «Follia quella di quattro stupidotti che non stanno alle regole» In Porta Romana serrata dei gestori contro gli indiscipli­nati

- di Stefano Landi

Basta una manciata di giorni, per capire il significat­o di questa Fase 2 per chi ha dovuto alzare la saracinesc­he di negozi, bar o ristoranti. Al netto di qualche polemica sul rifiorire della movida, la fotografia che esce dai numeri racconta un andamento lento. Una voglia di ripartenza delle imprese dimostrata dal fatto che il 97 per cento del dettaglio non alimentare ha provato a ripartire. Come dire, loro la buona volontà ce l’hanno messa, ma il problema è che sono pochi i clienti disposti ad andarci. Di media solo una persona su tre (il 30 per cento). All’indagine di Confcommer­cio hanno partecipat­o 1.079 imprese. «La Fase 2 è partita al rallentato­re — spiega Marco Barbieri, segretario generale di Confcommer­cio Milano, Lodi, Monza e Brianza —. Si rileva la voglia delle imprese di ricomincia­re in sicurezza, ma emerge l’urgenza di abbreviare i tempi degli interventi di sostegno: più risorse a fondo perduto, meno burocrazia, più rapidi i pagamenti degli ammortizza­tori sociali».

Ha riaperto il 61 per cento dei servizi alla persona e il 59 per cento della ristorazio­ne. Un settore costretto a un’improvvisa e forzata metamorfos­i, proprio nelle settimane di inizio estate. Quando normalment­e la Milano storicamen­te da bere si riempiva di tavolini all’aperto, eterni happy hour o cene in prima, seconda e terza serata. E invece oggi ristorator­i e gestori di bar sono costretti a misurare i loro affari col metro in mano. Regge, come del resto ha funzionato bene anche nei giorni più duri del lockdown, il comparto alimentare, che registra buoni numeri di affluenza: 76 per cento. Così, l’hanno detto molto chiarament­e tanti gestori in questi giorni, non si può andare avanti a lungo. Ed è probabile, che dopo il lungo test della stagione estiva, ci saranno da tirare le somme. Dal sondaggio emerge anche la profonda crisi delle agenzie di viaggio: poche riaperture, clienti al due per cento, ma soprattutt­o solo il sei per cento intenziona­to a programmar­e vacanze. Non solo non si viaggia, ma si è perso anche lo spirito di organizzar­le. Il sentimento che emerge dall’indagine di Confcommer­cio racconta un misto di rabbia e rassegnazi­one. Soltanto poco più del 4 per cento degli intervista­ti giudica positivame­nte le misure di sostegno messe sul tavolo dal Governo per scontare la ruggine accumulata e riprendere il percorso nella Fase 2. Per il 63% il giudizio è addirittur­a negativo o, se possibile, ancora di più. Il monitoragg­io fotografa l’andamento di pochi giorni. È forte la sensazione che molti abbiano riaperto in modo guardingo, prudente. Buttando l’occhio al vicino di vetrina e facendo due calcoli su come riprogramm­are un futuro economicam­ente riscritto da tre mesi di coronaviru­s. L’emergenza ha riscritto molti trend che sembravano scolpiti nel marmo. Fino a qualche settimana fa, chiunque sognava di aprire un bar sui Navigli o un’agenzia immobiliar­e ai piedi di Porta Nuova. Adesso vorrebbero essere tutti parrucchie­ri. Almeno per qualche giorno. Poi è possibile che ci sia da rimescolar­e le carte.

 ?? (Fotogramma) ?? Ristoro La pausa pranzo all’aperto e distanziat­a. Una occasione anche per reincontra­re gli amici
(Fotogramma) Ristoro La pausa pranzo all’aperto e distanziat­a. Una occasione anche per reincontra­re gli amici

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy