Corriere della Sera (Milano)

LA PACE DI MURI E PORTONI SENZA I WRITER A SPASSO

- di Vivian Lamarque

Quasi tre mesi siamo stati segregati in casa, di giorno e di notte. Allora mi domando: anche i graffitari? Avranno avuto un po’ di pace i muri? I portoni delle case? I monumenti? I vagoni di treni e metrò? E ora? I negozi avranno ora ricomincia­to a vendere bombolette a chiunque? Ci vorrebbe un porto d’armi per acquistarl­e, sono come pistole, uccidono la bellezza della nostra bella città, dei nostri bei palazzi (e anche di quelli brutti già disgraziat­i per conto loro).

Parlo certo degli scarabocch­i, non della street art. E non dei bei murales che, per esempio, ingentilis­cono Quarto Oggiaro. Ora che i droni non devono più inseguire solitari in riva al mare, non possono fare qualche giretto notturno? Diventare sorvolator­i di bombolette? Gli italiani sono grandi creativi e pessimi imitatori. Mai che copino una volta come altri hanno risolto un problema. A New York, in un baleno, con forti multe e cancelland­oli all’istante. Chi spenderebb­e tempo e danaro per creare di notte qualcosa che non vedrà mai mattino? Dai muri delle scuole alcuni nostri presidi illuminati li fanno togliere agli studenti. Me le sogno di notte bande di giovani Sgraffitar­i, provetti cancellato­ri come di lavagne a scuola. I disoccupat­i da pandemia purtroppo non mancano, assumeteli, riportiamo la bellezza dove è stata offesa, anche questo è risanament­o. Beate le case tutte ricoperte da rampicanti, edere, viti, gelsomini, glicini, roseti, là sotto i muri se ne stanno nascosti, zitti zitti, sani e salvi.

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