Test e tamponi, i malati in coda
Prelievi sierologici a fine giugno. «Via ad altri tre ambulatori». Esami di controllo sull’80% dei nuovi casi sospetti
L’appuntamento per il test sierologico regionale? In alcuni casi bisogna pazientare fino alla fine di giugno. E se per i casi sospetti di coronavirus «recenti» il tampone si ottiene nel giro di pochi giorni, esiste una coda lunga di quarantene risalenti al lockdown che viene smaltita meno rapidamente. Dalle voci dei medici di famiglia emergono alcuni rallentamenti nel meccanismo di esami e referti legato all’emergenza Covid-19. «Mi sono sottoposto al test sierologico per rintracciare gli anticorpi del virus 15 giorni fa — racconta Irven Mussi, con studio in via Palmanova — ma ancora non ho il risultato. A una paziente che ha avuto sintomi a marzo il prelievo è stato fissato alla fine del mese prossimo. Così si rischia di indirizzare verso gli ambulatori privati a pagamento i cittadini stanchi di aspettare».
L’appuntamento per il test sierologico regionale? In alcuni casi bisogna pazientare fino alla fine di giugno. E se per i casi sospetti di coronavirus «recenti» il tampone si ottiene nel giro di pochi giorni, esiste una coda lunga di quarantene risalenti al lockdown che viene smaltita meno rapidamente.
Dalle voci dei medici di famiglia emergono alcuni rallentamenti nel meccanismo di esami e referti legato all’emergenza Covid-19. «Mi sono sottoposto al test sierologico per rintracciare gli anticorpi del virus 15 giorni fa — racconta Irven Mussi, con studio in via Palmanova a Milano —, ma ancora non ho il risultato. Ad una paziente che ha avuto sintomi a marzo il prelievo del sangue è stato fissato alla fine del mese prossimo. Così si rischia di indirizzare verso gli ambulatori privati a pagamento i cittadini stanchi di aspettare». Altri colleghi riportano le lamentele dei «pazienti senza più pazienza», con chiamate per i tamponi a volte immediate, a volte a rilento. Paola Pedrini, segretario del sindacato dei medici Fimmg Lombardia, racconta di lavoratori dei servizi essenziali convocati dopo una settimana per sottoporsi al tampone di fine quarantena (come previsto durante la Fase 1) e che hanno ricevuto il risultato dieci giorni dopo. Lo stesso assessore alla Sanità Giulio Gallera venerdì ha ammesso: «So che abbiamo qualche arretrato, stiamo cercando di accelerare».
Dall’11 maggio le regole sono cambiate: tutti i sospetti devono essere segnalati dal proprio medico e chiamati velocemente per il tampone, così da capire se l’infezione da Covid-19 è in corso e bloccare la diffusione dei contagi. La procedura della Fase 2 sembra funzionare, almeno per quanto riguarda l’Ats di Milano. Sono 704 le persone segnalate dall’11 al 17 maggio, altre 1.164 fino al 21 maggio. Di queste 1.868, 1.505 sono state sottoposte a tampone. Il paziente è invitato a sottoporsi all’esame in un ambulatorio, in genere nel giro di 24 ore. Se non può spostarsi in sicurezza, il test avviene a domicilio. L’Ats spiega che l’esito arriva in 48/72 ore al medico di famiglia, mentre il paziente è avvisato tramite sms. Nell’elenco ricompaiono anche sospetti della Fase 1: forse per una ripresa dei sintomi o perché ora possono sottoporsi al tampone difficile da ottenere durante il picco dell’emergenza. La situazione dei pazienti della Fase 1 è invece variegata e complessa. I casi certi di coronavirus risalenti al lockdown hanno bisogno di un doppio tampone per tornare in comunità. Il picco di contagi risale a metà aprile, che corrisponde al picco di fine quarantene di questi giorni. Sono circa 4 mila le persone che l’Ats deve contattare per questa procedura, dove al momento si fa più fatica. È stato rinforzato il call center per tenere il passo con le richieste. Capita inoltre che alcuni laboratori, per problemi interni, siano più lenti nel processare i campioni. Prati
camente esauriti invece gli esami sui 6 mila lavoratori dei servizi essenziali da «liberare» grazie a un tampone finale.
Capitolo a parte per i test sierologici, utili a dire chi ha gli anticorpi al coronavirus ma che non hanno valore diagnostico. Sono circa 16 mila i candidati a questo esame facoltativo tra il Milanese e il Lodigiano, territorio di competenza dell’Ats. Si tratta di sospetti o contatti di casi certi della Fase 1. Vengono contattati da corso Italia e le liste d’attesa si stanno allungando. Per accorciare le agende, ai cinque ambulatori dove ora vengono fatti i prelievi la prossima settimana se ne aggiungeranno tre (dei privati Cdi, Cerba e dell’ospedale di Melegnano) e si lavora per trovare altre disponibilità. È bene ricordare che a differenza di chi attende il tampone, chi si sottopone al test sierologico non deve più rimanere in isolamento. In base al bollettino di ieri, sono 88 i nuovi positivi nella provincia di Milano, 40 dei quali in città. In tutta la Lombardia se ne contato 441 in più. I malati in terapia intensiva scendono sotto quota 200. Sono 56 i morti a causa del virus, per un totale di 15.840 dall’inizio dell’emergenza.