«Cinema, impossibile riaprire» Anteo punta su arene e drive-in
Centrale Da Ducale all’Eliseo, 8 sale chiuse anche dal 15 giugno Appello al governo: deroghe su distanze e pulizia L’Anteo punta su arene e drive-in. Il Beltrade ci prova Mexico
La riapertura dei cinema nella data che il governo ha fissato, il 15 giugno, è «impraticabile» e le regole ipotizzate da Roma «inaccettabili». Risultato: Mexico, Centrale, Palestrina, Ducale, Colosseo, Eliseo, Arcobaleno e Arlecchino, a quelle condizioni, lasceranno giù la clèr. In forse sono anche il Beltrade e l’Anteo.
Non c’è secondo tempo. Almeno per ora. Il film è interrotto. La riapertura dei cinema nella data che il governo ha fissato, il 15 giugno prossimo, è «impraticabile», e le regole ipotizzate da Roma nel decreto del 17 maggio, giudicate «inaccettabili». Risultato: Mexico, Centrale, Palestrina, Ducale, Colosseo, Eliseo, Arcobaleno e Arlecchino, a quelle condizioni, lasceranno giù la clèr. E in forse sono anche il Beltrade e l’Anteo. Quest’ultimo intanto ragiona sull’idea dei drive-in, si organizza per potenziare le arene estive (secondo fonti, anche nel cortile della Fabbrica del Vapore) e domani lancia la piattaforma virtuale con visione da casa, #iorestoinsala, che si aggiunge a #miocinema e #ilbeltradesulsofa.
È la resa dei cinema? Proprio no. Gli esercenti milanesi, anzi, fanno da capofila, coordinati a livello nazionale, e conducono in queste ore una serrata trattativa. Le speranze sono legate ad una proposta ancora riservata che porta la data del 22 maggio e potrebbe essere approvata nel giro di una decina di giorni dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. «Il cinema andrà gestito in condizioni di massima sicurezza ma ad esempio vietare la vendita di generi di conforto, come è scritto del decreto, sarebbe discriminatorio», spiega Tomaso Quilleri, alla testa di Eliseo, Arlecchino e Colosseo e vicepresidente dell’Anec, l’associazione degli esercenti. «Richiedere un metro di distanza tra uno spettatore e l’altro senza possibilità di deroga per i fidanzati o gli amici vuole dire ammazzare l’idea stessa di socialità collegata al cinema», tuona Domenico Dinoia, patron del Palestrina e presidente della Fice, federazione cinema d’essai. «Sanificare le poltrone dopo le proiezioni è impensabile», aggiunge Alberto Massirone del Centrale. Scuote la testa Franco Di Sarro, titolare del Ducale e dell’Arcobaleno, e si arrabbia Antonio Sancassani dello storico Mexico: «Ingressi contingentati, misurazione della febbre, toilette sotto controllo, obbligo di mascherine durante tutta la proiezione: quale spettatore verrebbe al cinema così? Dopo tre mesi di film sulle piattaforme online abbiamo bisogno di invogliare, non di scoraggiare».
Cautamente ottimista Lio
nello Cerri, forte del suo Spazio Cinema: «Se riusciamo a superare gli ostacoli sanitari, riapriremo il prima possibile tutte le sale dell’Anteo, magari con rassegne o film già usciti», dice. Quando è scattato il lockdown, il cinema arrivava da un 2019 positivo e due mesi — i primi del 2020 — straordinariamente buoni. Del resto il «battesimo» in sala, per un film, non è nemmeno lontanamente comparabile con il passaggio su una piattaforma virtuale. Sospirano
Monica Naldi e Paola Corti, battagliere esercenti del Beltrade e promotrici di una lettera aperta a sostegno del cinema indipendente: «Il 15 giugno è il centenario della nascita di Alberto Sordi. Costi quel che costi, vogliamo riaprire con i Vitelloni». Nella proposta da discutere, le regole risulterebbero ammorbidite. Verrebbe concesso ai conviventi di stare vicini, si parla di «frequente pulizia» e non di sanificazioni. Ancora, sarebbe ammessa la possibilità del bar e a certe condizioni, dell’aria condizionata.