«Maturità, i prof non bastano»
Nelle commissioni previsti solo membri interni Celada: personale insufficiente, lo Stato intervenga Fame di spazi per settembre: allerta alle superiori
Mancano spazi e prof. Emergenza in vista di esami e ripresa scolastica.
Tre settimane alla Maturità e i conti non tornano. A Milano (come in altre città) mancano all’appello i professori da nominare come presidenti delle commissioni d’esame. «Qui non ci sono i numeri. Dovrà intervenire il ministero», dice Augusta Celada, alla guida dell’Ufficio scolastico regionale. E fa il punto anche sulla ripresa delle lezioni. «Occorre trovare gli spazi per ripartire il più possibile con la normalità che vorremmo: con gli studenti in classe assieme ai loro insegnanti». Partiamo dalla Maturità. A Milano e Lombardia non ci sono docenti disponibili come presidenti?
«Sì, quest’anno non abbiamo il numero di candidature necessario. Può sembrare che nessuno si faccia avanti per paura del contagio Covid ma non è così: è una questione di numeri. I nostri presidi, 380, sono tutti disponibili ma non bastano. E dei 29 mila docenti delle scuole superiori, 20 mila sono già impegnati negli esami di maturità perché quest’anno le commissioni sono tutte interne e quindi sono in gran parte già reclutati. Non abbiamo tanti professori liberi come negli anni scorsi. E la situazione è più critica nelle grandi aree metropolitane come Milano e Roma dove ci sono più docenti a tempo determinato, che non hanno l’obbligo di presentare la domanda».
L’esame inizia il 17 giugno. Soluzioni?
«Ci aspettiamo che il ministero provveda o con nomine d’ufficio, o aggregando le commissioni. L’esame di maturità si può fare anche con un unico presidente per istituto. In passato era già così».
Dalla maturità all’avvio del nuovo anno. Come lo immagina, fra distanziamento, classi sdoppiate, lezioni a distanza e orari flessibili?
«Siamo ancora alle ipotesi, c’è un comitato di esperti al lavoro. Certo è che non ci sarà una formula unica per tutti. E
Trasloco Le aule vuote di medie e primarie potrebbero ospitare i ragazzi più grandi
le decisioni saranno legate alla curva dell’epidemia. Oggi ipotizziamo soluzioni miste, con lezioni in aule e a distanza. E sappiamo che dobbiamo puntare su tre strumenti: la flessibilità degli orari, l’aumento di spazi e anche l’aumento dei docenti».
E a che punto siamo? «Pensiamo di introdurre l’orario flessibile con i ragazzi più grandi. Ed è alle superiori che serviranno più spazi perché abbiamo già adesso aule affollate anche con 32 studenti. Però devono essere spazi di prossimità, per evitare spostamenti. Nelle periferie e nei paesi sarà più facile organizzarsi».
E a Milano?
«Qui gli spazi aggiuntivi possono essere soltanto quelli già a disposizione delle istituzioni scolastiche, penso ai cortili delle scuole o alle aule vuote di tante primarie e medie svuotate dal calo demografico. In questa città negli anni del boom si sono costruite scuole in ogni quadrante di quartiere e con il calo delle nascite le aule libere oggi ci sono».
Il terzo punto: più docenti.
«È una necessità. E aumentare il personale è un impegno che la ministra ha preso».
I sindacati intanto hanno lanciato l’allarme sulle supplenze, stimano che aumenteranno ancora. Qual è il vostro bilancio?
«È presto. Ma stiamo facendo nomine in ruolo. I posti in organico in Lombardia li abbiamo e saranno coperti. Anche se questa regione è stata più colpita dalla pandemia non credo che ci saranno rinunce per il timore del contagio».
Dal 17 giugno scuole aperte per la maturità, mentre è stata bocciata l’idea di un ultimo giorno in classe «in presenza», troppo rischioso?
«Non era una priorità del ministero e dell’amministrazione. L’obiettivo oggi non è organizzare un momento sentimentale ma una ripartenza in sicurezza, è riprendere il più possibile con la modalità ordinaria, con una socialità normale, con gli studenti e gli insegnanti insieme a scuola».