Delpini, alba all’ortomercato: grazie a facchini e volontari
L’arcivescovo Mario Delpini si è presentato alle sette del mattino al mercato generale per omaggiare le persone che qui lavorano già dalla notte, con i ritmi della città vissuti all’incontrario, e sempre rimasto aperto nei mesi dell’emergenza coronavirus: «In questo periodo di poche sicurezze, voi avete garantito la certezza che sulla nostra tavola arrivasse sempre roba buona. Grazie dalla città».
«Grazie a nome della città per il vostro lavoro che non si è mai fermato. In questo periodo di poche sicurezze, voi avete garantito la certezza che sulla nostra tavola arrivasse sempre roba buona». Dal piccolo palco allestito in uno stand dei grossisti di ortofrutta arriva la voce dell’arcivescovo Mario Delpini, che ha voluto visitare Foody, il mercato generale, rimasto sempre operativo anche nei giorni più bui dell’emergenza sanitaria.
Sono le 7, i raggi del sole sono ancora obliqui e tiepidi, ma questo è il punto più affollato e vivace della città e la giornata, per i molti che lo incrociano stupiti la giornata di lavoro è iniziata da almeno quattro ore. Accompagnato dal presidente di Sogemi Cesare Ferrero, dalla vicesindaco Anna Scavuzzo e dall’assessore ai Servizi sociali Gabriele Rabaiotti, l’arcivescovo si incammina tra i muletti che solcano ininterrottamente i vialetti interni e si ferma in quattro punti diversi per parlare agli operatori del mercato. Per ringraziarli per il loro «lavoro sacrificato» che li costringe «a vivere al contrario», rispetto ai ritmi e agli orari della città. «Avete diritto alla fierezza per ciò che fate — dice l’arcivescovo incontrando i grossisti, i coltivatori e gli operatori dei mercati del pesce e dei fiori —. La città non si rende conto di quanto lavoro c’è dietro alla frutta e alla verdura che arriva nelle case. La chiesa vi accompagna con la sua stima e la sua benedizione». Dagli stand spuntano sguardi sorpresi, in molti vogliono fotografare e farsi fotografare insieme al visitatore, che fa tappa anche al punto in cui viene raccolta, impacchettata e smistata la merce che ogni giorno viene donata per l’operazione «Milano aiuta» coordinata dal Comune. «In questo luogo — dice ai volontari che imbustano i prodotti destinati alle famiglie bisognose seguite dai servizi sociali — vedo e sento raccontare cose che mi incoraggiano sul futuro di Milano. Perché per i milanesi il momento critico non è occasione di lamento ma è come una provocazione per dire “e adesso come ci riorganizziamo?”. E anche di fronte a questa epidemia tutta la città ha reagito: istituzioni, società civile, privati, un’alleanza efficiente, un’altra prova di capacità».
Nel piazzale sotto la palazzina Sogemi si radunano gli uomini delle cooperative di facchinaggio, in buona parte immigrati nordafricani. Sembrano loro i più entusiasti di questo incontro, al punto di dimenticare le regole di distanziamento, soprattutto quando si tratta di fare la foto di gruppo con il capo della chiesa ambrosiana. Delpini coglie l’occasione per ricordare che «la città non è fatta di gruppi etnici e di quartieri chiusi come fortezze» e che «come accogliamo i prodotti della terra che arrivano da ogni parte del mondo, così è anche per le persone». Dopo l’ultima tappa, al mercato dei fiori, dove sono radunati anche gli operatori dei padiglioni ittici, l’arcivescovo si congeda. Sono le 8.40 ma la giornata dei mercati generali è già in parabola discendente. È visibilmente contento di questa visita il presidente di Sogemi: «Un gesto di grande attenzione verso tutti gli operatori del mercato agroalimentare, che in queste settimane di emergenza sanitaria hanno garantito una continuità operativa preziosa per l’approvvigionamento della città — dice Cesare Ferrero —. Un gesto di riconoscenza anche alle iniziative sociali sviluppate qui». E ricorda che, dal 24 febbraio scorso, data del primo provvedimento sanitario il mercato ha operato quotidianamente con 76 giorni di apertura su 90 e con una media giornaliera di presenze di circa 4 mila persone tra grossisti agroalimentari, acquirenti, operatori di mercato e trasportatori.«Oltre 300 mila presenze in 13 settimane, una città nella città che ha affrontato l’emergenza con volontà e tenacia — dice Ferrero —. E la gente del mercato si è distinta anche per la generosità nel partecipare al progetto “Milano Aiuta” del Comune con una media di cinque tonnellate al giorno di prodotti freschi».
La fiducia Il momento critico è l’occasione per dire: ora come ci riorganizziamo?