Corriere della Sera (Milano)

La prima «fotografia» di chi ha gli anticorpi: asintomati­co uno su 10

- Di Gianni Santucci

Dieci per cento di malati senza alcun sintomo. Una percentual­e che sale oltre il venti se si considera anche chi ha avuto soltanto un sintomo (non grave). Tradotto: due persone su dieci hanno avuto il coronaviru­s quasi senza rendersene conto. La prima indagine epidemiolo­gica sul Covid-19 in Lombardia certifica un tema che è stato dibattuto a lungo durante i mesi dell’epidemia, e cioè quanti fossero gli infetti che diffondeva­no il virus senza rendersene conto. Individuar­e gli asintomati­ci sarà decisivo anche nei mesi della «Fase 2».

Il primo studio epidemiolo­gico italiano di grandi dimensioni è stato condotto dal gruppo «Humanitas» su 4mila profession­isti delle strutture lombarde del grupnitari­o po, che hanno sede in diverse zone della Regione, e si basa sui test sierologic­i che, in caso di IgG positive (sviluppo degli anticorpi), sono stati seguiti dai tamponi. «Abbiamo testato e misurato la presenza di anticorpi IgG contro SarsCoV-2, che rappresent­ano la traccia del contatto con il virus e potrebbero avere un ruolo protettivo — spiega Maria Rescigno, ricercatri­ce di Humanitas e docente di Humanitas University — in 3.985 persone. Tutti profession­isti di ospedali e centri medici Humanitas in Lombardia» (non solo medici, anche impiegati). Obiettivo: capire dove e come il virus sia circolato e se i dipendenti degli ospedali siano stati più esposti. La risposta a quest’ultimo punto è che i lavoratori in ambito sahanno avuto un’esposizion­e al virus tutto sommato in linea col resto della popolazion­e (probabilme­nte perché le strutture del gruppo hanno seguito protocolli di protezione adeguati e dunque l’ambiente ospedalier­o non è stato un moltiplica­tore del contagio).

Lo studio può contribuir­e a rivelare quale livello di «immunità di gregge» potrebbe essere stato raggiunto nelle diverse aree della Lombardia. Rispetto a una media del 15 per cento, si va dal 3 per cento di Humanitas medical care di Varese, al 43 per cento di Humanitas a Bergamo. Nelle strutture intorno a Milano la percentual­e di chi ha avuto il coronaviru­s (sintomatic­o o no) si aggira tra il 6 e il 9 per cento, un dato di fatto in linea con tutte le altre indagini e le stime fatte fino ad oggi dagli epidemiolo­gi, che fissano quella quota intorno al 10 per cento. «Lo studio — spiega Alberto Mantovani, direttore scientific­o di Humanitas e professore emerito di Humanitas University — mira a contribuir­e allo sviluppo delle conoscenze sulla risposta anticorpal­e e sulla correlazio­ne tra questa e la protezione dal virus. Un lavoro che si distingue per dimensioni e perché dedicato a una popolazion­e specifica. Emerge che l’ospedale, se ben protetto, può essere un luogo sicuro per i pazienti e per chi ci lavora. I dati evidenzian­o inoltre come la diffusione del virus tra il personale sia in linea con la situazione del territorio di appartenen­za».

Il tema chiave, oltre al ruolo degli asintomati­ci, sarà la comprensio­ne di quanto chi ha avuto già un contatto con il virus sia protetto: perché più la percentual­e di popolazion­e che non può più ammalarsi si alza, più l’epidemia avrà una minor possibilit­à di diffonders­i. «Il progetto non ha l’obiettivo di fornire la cosiddetta “patente immunitari­a” — conclude Mantovani — perché allo stato attuale delle conoscenze nessuno può assicurare che una persona non si ammalerà, o riammalerà, di Covid-19 sulla base della presenza di anticorpi. In futuro sarà però possibile chiarire la relazione esistente fra i diversi livelli di anticorpi e la resistenza al virus, aiutandoci a definire la quantità di anticorpi necessaria per avere una protezione efficace. Inoltre, permetterà di capire quanto durano la risposta e la memoria immunologi­ca e, quindi, l’eventuale protezione».

Cautela

«Nessuno, a oggi, può assicurare che chi ha superato il virus non si riammalerà»

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