Corriere della Sera (Milano)

Con il pc al mare e nel bosco Paesaggi da smart working

Dalle seconde case, al parco oppure sul balcone La nuova vita (anche all’aperto) dei lavoratori «Sereni ma sempre connessi: così rendiamo di più»

- Di Elisabetta Andreis

Quelli che si mostrano con nonchalanc­e ai colleghi, computer sulle gambe, su uno sfondo marino. Perché «lo smart working è un’arte da imparare e conciliare ambiente ameno e organizzaz­ione libera dei tempi con una efficiente produttivi­tà è possibile». È sicurament­e un nuovo modo di vivere, oltre che di lavorare.

Ci sono quelli che quasi si vergognano di avere alle spalle paesaggi tropicali o vette alpine mentre lavorano in remoto. Su Amazon, i maxi poster con scaffali pieni di libri come «scenografi­a domestica» sono andati a ruba. Al contrario, molte persone si mostrano con nonchalanc­e ai colleghi, computer sulle gambe, circondati dalla natura. «Lo smart working è un’arte da imparare. Conciliare ambiente ameno e organizzaz­ione libera dei tempi con una efficiente produttivi­tà è possibile», sintetizza Giulio Rigoni, 42 anni, architetto, fermo a Lugano con moglie e figli dall’inizio del lockdown. Mai davvero sfruttato prima, e al netto dei primi tempi di rodaggio, il lavoro agile è apprezzato da tanti, se non da tutti. «Sono ricercator­e e docente al dipartimen­to di Architettu­ra e studi urbani del Politecnic­o e attualment­e mi trovo a Lecce, dove vive la mia compagna, con la quale ho una relazione a distanza da 7 anni — racconta Francesco Curci, 38 anni — il grande vantaggio di lavorare dalla Puglia è poter stare finalmente vicino alle persone e ai luoghi più importanti della mia vita senza essere costretto a scindere gli affetti dal lavoro, anche se mi manca il rapporto diretto con studenti e colleghi che ha un grande valore umano prima ancora che didattico e profession­ale».

Chi era abituato a fare la spola, ha trovato pace. «È un nuovo modo di vivere, oltre che lavorare» — tira un sospiro di sollievo Giacomo Purromuto, 39 anni, impiegato dell’impresa Sygenta — finalmente sono nel Ragusano con mia moglie e mia figlia, conciliand­o tutte le esigenze».

Un’altra testimonia­nza: «Mi rendo conto adesso di come sia faticoso avere la vita personale a Chiavenna e il lavoro a Milano — conferma Massimo Casati, docente dell’alberghier­o Carlo Porta — da qui faccio tutto: lezioni e scrutini, colloqui e consigli di classe». I genitori che hanno potuto hanno cercato spazi ampi, fuori città. «Era l’unica soluzione, in tempi di scuola chiusa — afferma Ilaria Cecchini, 45 anni e tre figli, rifugiatas­i nell’Oltrepò pavese — del resto se è lavoro agile, deve essere davvero smart e non ricalcare gli orari d’ufficio, 919». Paolo Santagosti­no, 55 anni, dirigente, da Laveno, postazione con strepitosa vista lago, è in «felice esilio» dal 7 marzo, con moglie e figli: «Per assaporare i vantaggi di questo stile occorre stare bene con se stessi e con il proprio nucleo familiare. Anche ora che potremmo tornare a Milano, scegliamo di stare qui», ammette.

A giudicare dalla trasversal­ità delle profession­i, non ci sono campi preclusi: «È questa la grande scoperta, forse l’unica eredità buona che ci lascerà la primavera drammatica del 2020», riflette Giulia Capitani, 45 anni, impiegata in Intesa San Paolo, parlando con il laptop dai boschi dell’Appennino tosco emiliano: «Posso stare vicina a mio papà, e questo è impagabile».

Per non lasciare gli anziani soli, chi era nella città d’origine è rimasto lì. «Sono ad Alba con marito, figli, nonni, cane e gatto. E’ un nucleo impegnativ­o ma ci abbiamo tutti guadagnato in buon umore e quindi in produttivi­tà, tra vigneti e barbecue all’aperto», dice Elena Usan, 37 anni.

Sorride anche Maria Berrini, consulente sulla sostenibil­ità dell’Ordine degli architetti di Milano, in remoto da San Quirico d’Orcia: «Soltanto per pochissime attività, come i sopralluog­hi con i cittadini o i committent­i, lo smart working non sostituisc­e la presenza», azzarda. Infine Marcella Ruggiero, 46 anni, esperta di comunicazi­one, dal Trentino tocca un punto non secondario: «Con mio marito in questi mesi ci siamo divisi a metà i compiti con i figli e la casa, visto che entrambi abbiamo un lavoro impegnativ­o. Si è reso conto come non mai di certe mie fatiche domestiche e ci siamo dati turni equi, oltre che precisi. Ecco perché ha funzionato».

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Nel verde Ilaria Cecchini, 45 anni e tre figli, imprenditr­ice, lavora a distanza da una casa nell’Oltrepò pavese. Sono molti i milanesi «rifugiati» fuori città
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Marcella Ruggiero, 46 asnni, pr, si collega dal Trentino
In montagna Marcella Ruggiero, 46 asnni, pr, si collega dal Trentino
 ??  ?? Vista lago Paolo Santagosti­no, 55 anni, dirigente, a Laveno
Vista lago Paolo Santagosti­no, 55 anni, dirigente, a Laveno
 ??  ?? In giardino Giulia Capitani, bancaria, 45 anni, sugli Appennini a Frassinoro
In giardino Giulia Capitani, bancaria, 45 anni, sugli Appennini a Frassinoro
 ??  ?? Sul terrazzo Giacomo Purromuto, 39 anni, impiegato, ora in Sicilia
Sul terrazzo Giacomo Purromuto, 39 anni, impiegato, ora in Sicilia
 ??  ?? Città d’arte Francesco Curci, 38 anni, architetto, è tornato a Lecce
Città d’arte Francesco Curci, 38 anni, architetto, è tornato a Lecce
 ??  ?? Nel patio Elena Usan, 37 anni, bancaria, lavora da Alba, la sua città
Nel patio Elena Usan, 37 anni, bancaria, lavora da Alba, la sua città

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