Covid hotel Solo 5 pazienti
Un intero ospedale per soli 5 pazienti. A Casalpusterlengo, dubbi e polemiche sul polo per malati Covid con sintomi lievi: «Mai riempiti i quaranta posti a disposizione, ora temiamo la chiusura».
LODI Lo chiamano l’«hotel Covid», ma dall’apertura a oggi i «clienti» sono stati pochi. Molti meno delle aspettative, nell’ospedale di Casalpusterlengo trasformato in «reparto di sorveglianza» per i malati di coronavirus con sintomi lievi. Al punto che il sindaco Elia Delmiglio ha ammesso che entro breve il reparto potrebbe essere sospeso. Anche perché chi ci ha scommesso — le aziende comunali di fornitura di servizi sociosanitari del Basso Lodigiano — rischia di rimetterci economicamente (ogni malato costa 150 euro al giorno), mentre la città si ritrova un ospedale che nel frattempo è stato svuotato di molti dei suoi servizi tradizionali.
Sarà il tempo a decretare se il progetto di «sorveglianza» nel secondo polo sanitario della Bassa è stato un flop. I numeri fanno pensare: dalla sua apertura, il 18 maggio, al massimo si è arrivati a sette pazienti ricoverati su un totale di 40 posti disponibili. Ieri i malati in corsia erano cinque, tre provenienti dallo stesso nucleo famigliare. Nel giorno dell’inaugurazione il primo paziente era stato dimesso dal vicino ospedale di Codogno. Dopo di lui, dagli ospedali di Lodi e Codogno, sono arrivati quattro pazienti. Altri sono stati ricoverati su suggerimento del medico di base o delle strutture locali. Una decina in totale. Tutte persone che mai a casa loro avrebbero potuto stare in isolamento senza rischiare di infettare i famigliari. Uno solo è peggiorato ed è tornato in ospedale: ha vent’anni e ora è al Maggiore di Lodi. Ma è un caso raro e nel Lodigiano, dove il virus è quasi azzerato (ieri solo due nuovi positivi), il reparto di sorveglianza di Casalpusterlengo appare come un surplus. «C’è solo da essere felici che l’epidemia stia perdendo forza — sottolinea il direttore generale dell’Azienda Speciale di Casalpusterlengo, Emiliano Gaffuri —, ma sarebbe stato meglio partire un mese fa. Il reparto sarebbe andato in saturazione entro una settimana e avremmo sgravato gli ospedali». Ritardi burocratici, secondo Comune e Azienda speciale che gestisce il reparto. «A pazienti dimessi il servizio potrebbe essere sospeso», conferma il primo cittadino leghista Delmiglio.
I cinque malati attuali sono divisi in camere da due o tre letti. Lo spazio a disposizione permette di organizzare aree miste per consentire a chi è negativo al primo tampone di attendere il risultato del secondo diviso dagli altri. Nel reparto, oltre al direttore medico Luigi Collarini e alla caposala Romina Capelli, si alternano tre infermieri e tre Oss divisi per turno. «È il nostro dovere di sanitari — afferma Collarini — rispondere presente quando c’è un’emergenza, e se l’emergenza diminuisce esserne felici». La città però ha il timore che in futuro l’ospedale possa essere chiuso. «Il nostro è un polo storico che è stato svuotato negli ultimi anni dopo importanti investimenti», spiega l’ex sindaco Gianfranco Concordati. Per aprire il reparto di sorveglianza in meno di un mese sono stati chiusi o trasferiti i reparti di Geriatria, Riabilitazione, Oncologia e Day hospital oncologico (50 posti letto in tutto), salvando l’hospice oncologico, radiologia, dialisi e centro psico-sociale. Su Facebook è stato aperto un gruppo tematico a favore del salvataggio del plesso e di oncologia. Hanno già aderito in più di mille. La città non vuole perdere il suo ospedale.
L’ex sindaco
«È un plesso storico che negli ultimi anni è stato svuotato dopo importanti investimenti»