Corriere della Sera (Milano)

Gli imprendito­ri ecologisti ripensano lo shopping Ma molti negozi dicono no

- Elisabetta Andreis

E se i ciclisti portassero affari? Gabriel Meghnagi, presidente di Ascobaires, l’associazio­ne commercial­e storica del quartiere, ha fatto i conti con i suoi. E nega. Anzi: la pista ciclabile ha gravato sul calo degli affari, «in picchiata del 70 per cento rispetto all’anno scorso». Tesi e antitesi. Mario Resca è il manager alla guida di Confimpres­e. E ricalcola: «Le città moderne scoraggian­o il traffico e questo non rallenta le attività, Milano è persino troppo timida sulle piste ciclabili — premette il manager, che rappresent­a oltre il 50 per cento delle insegne presenti sul corso —. Ovunque le vendite soffrono, e non certo per le biciclette o i pedoAnzi, forse in Buenos Aires va meglio che altrove. Sono gli effetti del Covid. Le precauzion­i sanitarie rendono meno invitante l’esperienza nei negozi, senza contare che in questi mesi la gente si è abituata a comprare online e che i turisti, al momento, proprio non ci sono». Resca rimane ottimista («Gli stranieri torneranno e anche la propension­e all’acquisto “fisico” risalirà») ma sottolinea il lavoro da fare per indirizzar­e la ripresa. «È necessario avere visione di lungo periodo, comprender­e che sono i clienti a chiedere il cambiament­o — spiega —. Le ricerche dicono che la salute è diventata una priorità. La gente vuole meno inquinamen­to, una vita più sana, infrastrut­ture dedicate ai trasporti sostenibil­i. E ancora orari flessibili per le compere, verde, spazi aperti attrezzati».

Ad esporsi in prima persona si aggiungono Paolo Uguccioni, ex presidente di Ascobaires, e Luigi Ferrario, presidente di Real Baires che raggruppa i maggiori proprietar­i immobiliar­i («Il “miglio d’oro” sta già riprendend­o vivacità anche grazie alla pista ciclabile»). Insieme a loro l’operatore Meyer Bergman che con un investimen­to da cento milioni sta recuperand­o l’area di 25 mila metri quadrati delle Corti di Bayres dopo quindici anni di abbandoni. no. Il vice presidente Peter Evans, che ha appena rinnovato il contratto di locazione ad Upim al civico 35-37, ci scommette: «Milano si allarga e Buenos Aires si rilancia come grande destinazio­ne retail del centro». D’accordo Renato Borghi presidente di Federmoda, che saluta soddisfatt­o la scelta di posticipar­e ad agosto l’avvio dei saldi e auspica unità: «La situazione è complessa, in questa fase più che mai i processi decisional­i, tutti collegati tra loro, dovrebbero essere il più possibile condivisi».

«Non si tratta di schierarsi pro o contro la pista ciclabile in Buenos Aires. Quella via è un simbolo, e in generale qualsiasi cambiament­o divide. Ma il tema è più ampio e di sostanzial­e importanza per la nostra città». Di fronte alle centinaia di persone che pedalano lungo la tratta, l’assessore Pierfrance­sco Maran tiene il punto: «L’obiettivo è rendere a tutti gli effetti quella arteria un asse commercial­e in continuità con il centro e in prospettiv­a allungarla ancora, in direzione viale Monza e via Padova, riducendo il traffico in transito su piazzale Loreto e redistribu­endolo il più possibile — spiega l’assessore —. Se incrementi­amo lo spazio per i pedoni e incoraggia­mo la mobilità sostenibil­e aiutiamo anche gli affari, certo non li ostacoliam­o». E conclude: «Oggi la qualità dei negozi scema man mano che ci si allontana da Porta Venezia, in particolar­e dopo piazza Lima. Riqualific­are l’asse in tutta la sua estensione vuole dire contribuir­e a valorizzar­e l’offerta commercial­e».

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