DAI LUOGHI DELLA CULTURA UNA SPINTA ALLA RIPARTENZA
Sono stata fortunata: febbre per 20-25 giorni a marzo, dolori ovunque per le prime due settimane; contatti solo telefonici con il mio dottore (ma erano i giorni in cui ne moriva uno al giorno, cosa pretendere?); i numeri verdi dispensavano solo parole consolatorie e invitavano a stare lontano il più possibile dagli ospedali. Se mi fossi aggravata, forse, avrebbero detto: «È arrivata tardi in ospedale, peccato». Storie ordinarie.
Mi sono sentita un’americana senza assicurazione sulla vita né diritto alla salute. Ma a me è andata di lusso. Ho potuto isolarmi in casa mettendo al riparo conviventi ed estranei. Ho passato notti insonni in compagnia dei dolori e con la febbre che toglie anche la forza di sorreggere un libro. Come faccio ora a sapere di aver avuto il Covid? In Lombardia funziona così: se ora stai bene, cosa vuoi di più? Così ho aspettato due mesi perché fosse autorizzato il test sierologico (a pagamento), ho prenotato, in un laboratorio privato, pressoché in contemporanea test e tampone (infatti Igg positive sono la prova della malattia, l’auto-diagnosi
Caro Schiavi, nella risposta a un lettore sul « confronto con Roma a parti rovesciate», lei riconosce alla cultura il ruolo di vero motore del Rinascimento milanese. Concordo.
La cultura non è un mondo appartato dove rifugiarsi, ma un insieme di consapevolezze che contribuiscono a migliorare l’esistenza. Perciò pensare a un progetto di rinnovamento complessivo e organico per la ripartenza di Milano è un atto inseparabile da una scelta culturale. Un profondo ripensamento culturale per una città che ha costruito un’immagine di sé adatta solo alla crescita e che ora sotto i colpi della pandemia sta vivendo un momento di crisi e si è accorta di viverlo male. Questo disagio però non dipende da un’intrinseca debolezza di Milano o da una sua incapacità di adattarsi a mutati fattori esterni, la sua storia è testimonianza del contrario. Credo ancora alla vitalità della mia città e della mia Regione che si sono sempre distinte nel panorama italiano per il coraggio delle loro iniziative cariche di avvenire, però in questo difficile momento è necessaria l’umiltà e la consapevolezza. La funzione della cultura, intesa come momento di confronto, per affrontare queste nuove e inaspettate sfide è più che mai vitale per il futuro di tutti noi. era facile). Attenendomi alle disposizioni che Gallera ha inviato al mio dottore, mi sono rimessa in isolamento fiduciario consigliato (sigh!) in attesa dell’esito, negativo, del tampone pagato anch’esso: il «privato» ne ha la facoltà.
Potevo risparmiare 146 euro, essendo certa dell’esito di entrambi i test e, magari, andare in piazza con un cartello sostegno del nostro assessore regionale alla Salute (anzi no, al Welfare).
Segnali dalle scuole
Caro De Angelis, sono anch’io convinto che la cultura stabilisce il successo (o l’insuccesso) di una grande citta. Milano è una stratificazione di culture antiche e nuove e il fermento creativo che ha vissuto negli ultimi anni ha gettato le basi di quel Rinascimento interrotto dalla pandemia: cultura a largo raggio con musei, gallerie, cinema, teatri, musica, libri, arte; cultura con eventi e presentazioni; cultura con le mille iniziative di associazioni e fondazioni. Ma anche cultura con scuole, università, corsi, seminari per l’apprendimento e la formazione... Non a caso è nata qui nel 1838 la Società di incoraggiamento d’Arti e Mestieri, ideata negli ambienti culturali ed economici per sostenere la nascente manifattura lombarda. Verrà dalla cultura la spinta alla ripartenza di Milano, ne sono sicuro. Purtroppo i suoi luoghi sono stati i primi a chiudere e sono gli ultimi a riaprire. Il Covid impone prudenza, un passo alla volta e qualche idea nuova sono necessari secondo l’assessore Del Corno: è appena partita una piattaforma, si chiama «Aria di cultura», promuove iniziative all’aperto per l’estate. Una luce nel buio. Ma la cultura non è solo umanistica, è anche scientifica: e gli ospedali ce l’hanno detto. Un pezzo di futuro è lì.
Ieri docenti e studenti della mia scuola si sono collegati alle 13 per un ultimo suono di campanella. L’ho trovata un’idea bellissima. In questo periodo non tutte le scuole si sono fermate, ma c’è chi si è riorganizzato e adattato per continuare didattica e socializzazione. Va detto che le istituzioni non ci hanno trattato molto bene. Le indicazioni per gli esami sono arrivate tardi e sono state cambiate in corsa, dimostrando poca conoscenza, o poco rispetto, per il nostro lavoro. Ma noi andiamo avanti comunque.
Filovia 90/91
La linea Atm 90/91 è un Bronx. Sono costretta a cambiare mezzo per arrivare (con più tempo) a destinazione.
L’ultima campanella
Appello per la sicurezza