L’estate sperimentale dei teatri
Show diffusi per il Piccolo tra centro e periferie. Via al toto-direttore. Dal Parenti al Menotti, le sale si reinventano
Prove generali di riapertura per i teatri milanesi seguendo i nuovi protocolli di sicurezza. Via libera da lunedì alla prosa nel chiostro del Piccolo (e in modalità diffusa in altri 9 spazi della città nel weekend), ai Bagni Misteriosi del Parenti e, allo scoccare della mezzanotte di domani, al Menotti con «Far finta di esser sani» di Giorgio Gaber. Al via invece il 26 giugno il festival « Da vicino nessuno è normale» all’ex ospedale Pini. Spettacoli con interazioni (al Parenti e in Triennale) fra attori e pubblico per sottolineare una ripresa da affrontare insieme. Intanto è in scadenza (a fine novembre) il mandato del direttore Sergio Escobar dopo 22 anni alla guida del Piccolo. Fra i profili al vaglio del Cda per il suo successore ci sono Umberto Angelini, Antonio Calbi, Filippo Fonsatti, Antonio Latella e Carmelo Rifici, direttore della Scuola del Piccolo.
Ci saranno attori che faranno domande al pubblico sui mesi appena vissuti e spettatori che illumineranno i ballerini con i loro telefonini. Da punti di vista diversi, Andreé Ruth Shammah, alla guida del Franco Parenti e Umberto Angelini, direttore artistico di Triennale-Teatro propongono un ribaltamento di ruoli determinato proprio dalla distanza fisica imposta da mesi: «Dopo le anteprime, riapriamo mercoledì 18 il teatro negli spazi dei Bagni Misteriosi con il mio spettacolo “Questa sera si può entrare fuori 2” con repliche fino al 1 luglio: gli attori incalzeranno il pubblico con domande sul periodo di quarantena e intorno alla piscina verranno allestite “isole” per trenta spettatori al massimo con un attore-narratore». Anche se non manca la consapevolezza che ripartire non sarà facile: «Il pubblico farà fatica a tornare — prosegue Shammah — per cui il programma è molto vario, dobbiamo ricreare un rapporto fra noi e chi ci segue, con pazienza e passione: quindi tanta prosa, una “Carmen” per la lirica, Beppe Severgnini fra i protagonisti degli incontri; in via di conferma altri giornalisti e scrittori».
In modo diverso anche la Triennale — che presenterà danza, performance e musica nel giardino alle spalle del museo fino al 30 settembre — cerca un rapporto nuovo e speciale con il pubblico: «Il 7 luglio i danzatori di Ariella Vidach — sottolinea Angelini — si esibiranno entrando e uscendo da un cerchio formato da spettatori e ognuno potrà interagire con i cellulari creando la performance istantanea “Fuoriluoghi”, una modalità per cercare vicinanza e scambio fra artisti e pubblico dopo i mesi di blocco totale».
L’attesa Milano ha attraversato un deserto Adesso vorrei un passaparola fra la gente: torniamo a teatro per vivere una serata tutti insieme
Triennale Il nostro giardino come palco per danza, incontri e spettacoli che danno voce non solo ai protagonisti ma anche al pubblico
Sempre in Triennale, lunedì parte la cine-arena «AriAnteo» e questo stesso spazio (da trecento persone), verrà utilizzato per i concerti, mentre varie aree del giardino saranno destinate a incontri e progetti speciali divisi in sezioni come i talk dedicati a design, arte e musica. Il 22 giugno The Uppertones saranno protagonisti del progetto Live Magazine, musica per cinque storie video e fotografiche sulla pandemia, con scrittori e medici come voci narranti in scena. Diversi gli appuntamenti in collaborazione fra la rassegna Fog Performing Arts e la web Radio
Raheem nata sui Navigli e ora trasferita qui. Primo appuntamento martedì 16 con «Juke Box all’idrogeno»: il pubblico consegna al dj Stefano Ghittovinili portati da casa che verranno missati in modo casuale, anche qui con la partecipazione diretta delle persone.
Altra iniziativa originale arriva al Menotti dove lo spettacolo «Far finta di essere sani» di Gaber e Luporini, — con Andrea Mirò, Enrico Ballardini, i Musica da Ripostiglio e la regia di Emilio Russo — andrà in scena un minuto dopo la mezzanotte fra domani e lunedì per una riapertura non semplice ma che comunque
anche il Menotti ha voluto affrontare. Si torna all’aperto per la 24ma stagione del festival «Da vicino nessuno è normale» curato da Olina all’ex Ospedale psichiatrico Pini: «Abbiamo scelto un grande prato circondato dagli alberi — dice la direttrice artistica e organizzativa Rosita Volani — con tutti gli allestimenti necessari ma privilegiando la semplicità per vivere al meglio un momento di bellezza di cui tutti abbiamo bisogno: una parte di programma è stato cancellato per forza di cose ma sono stati mantenuti tutti gli spettacoli, che annunceremo a breve, che parlano del nostro presente. E anticipiamo l’inizio alle 21 per dare tutto il tempo necessario a chi decide di utilizzare i mezzi a fine spettacolo». Il pubblico, ancora una volta, al centro dell’attenzione (anche con prezzi dei biglietti calmierati o gratuiti), proprio perché queste prime serate saranno fondamentali come apripista e come “prova generale” di una stagione 20/21 che Umberto Angelini immagina così: «Stiamo costruendo un programma fino a dicembre; dopo i mesi alle spalle siamo certi che l’unica ricetta efficace è la gradualità per gli spettatori ma anche per noi addetti ai lavori; riprendere confidenza con la macchina teatrale dal palco e dalla platea».
Sulla lunga chiusura interviene Volani: «Siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire: per forza di cose ripartiamo da spettacoli con uno o due attori ma questo non vuol dire compromesso al ribasso anzi: l’essenzialità è a nostro avviso la chiave giusta per “farci bene” con la cultura, in questi momenti in cui ci stiamo riavvicinando».
Riaperture certamente parziali ma che danno la misura della speranza (comunque ricca di realismo) e della forza di volontà dei teatri milanesi.