Corriere della Sera (Milano)

DOLORE, CORAGGIO LA MEMORIA A SCUOLA

- di Vivian Lamarque

Iriti di chiusura sono necessari come l’aria. Davvero meritori quegli insegnanti che, sebbene per niente aiutati da decisioni superiori, arrampican­dosi sui vetri sono riusciti comunque a chiudere questo sinistrato anno scolastico con un rito collettivo (protetto) per le loro pecorelle disorienta­te, smarrite.

Molte cose traballano nell’universo scuola, nei suoi cieli malfermi due stelle fisse restavano: primo e ultimo giorno di scuola. Speriamo che dopo l’estate almeno il primo, la riapertura, venga onorato. Che nessuno sia tentato di esordire con «abbiamo perso tanto tempo, voltiamo subito pagina». Di nuovo verrebbe scavalcato un rito fondamenta­le. Quel saluto non dato a giugno non solo a prof e compagni, ma neppure all’evento che tanto li ha travolti. E un saluto affettuoso dai banchi anche ai tanti scomparsi in totale solitudine. «Cessate di uccidere i morti/non gridate più» scrisse Ungaretti. Gli odii che proseguono imperterri­ti uccidono per la seconda volta le vittime, ma altrettant­o nuovamente le uccide il silenzio.

Fossi insegnante appenderei in classe le 320 piccole foto pubblicate l’8 giugno scorso nell’inserto «In Memoria - Il dolore e il coraggio» del nostro giornale. Foto di vittime del Covid-19 accompagna­te ciascuna dalla loro breve storia. Sono persone di varie età, ma anche i più vecchini possono sembrare tanti scolaretti che da una foto di gruppo ci salutano, loro, i non-salutati, i non-abbracciat­i. Non basti un’estate per far calare su di loro il silenzio.

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