Il colpo nato in quarantena Blitz in banca con 8 ostaggi
Via Cesare Battisti, tre banditi armati: cellulari requisiti, dipendenti e clienti chiusi nel seminterrato
Un colpo preparato a lungo, con appostamenti nelle settimane del lockdown; un colpo eseguito con freddezza «come i banditi che vediamo nei film» hanno raccontato le otto persone, tra impiegati della Banca popolare di Sondrio in via Cesare Battisti, e clienti. Tutti quanti tenuti in ostaggio in bagno per un’ora abbondante da due rapinatori (un terzo attendeva all’esterno) i quali hanno svaligiato il caveau. Bottino complessivo di 67mila euro. Sul caso indaga la squadra Mobile. Dalle prime risultanze, si dà la caccia a un commando di italiani. Forse trasfertisti dal Sud. Non è escluso che nel suo totale la banda conti su ulteriori complici. Setacciati i filmati delle telecamere della zona in cerca di possibili errori durante la fuga.
Nei mesi del lockdown, e soprattutto nelle ultime settimane di progressiva caduta dei divieti di uscire di casa, le banche sono rimaste aperte. Un lungo periodo sfruttato dai banditi per pianificare i colpi. Sopralluoghi, appostamenti. Rapidi passaggi come chiunque altro: con indosso la mascherina. Uno studio approfondito per scegliere gli obiettivi. La Banca popolare di Sondrio in via Cesare Battisti, razziata ieri mattina, forse da un commando di italiani, se trasfertisti dal Sud oppure della scuola milanese lo scopriremo più avanti, si «presta» a una rapina per due ragioni: l’istituto di credito si estende in parte in un seminterrato, e dunque è parzialmente coperta dalla vista in strada, e presenta favorevoli condizioni per le vie di fuga.
via Mascagni
Del caso si occupa la squadra Mobile diretta da Marco Calì. A ieri sera il punto della situazione appariva il seguente: criminali professionisti, molto abili, e basta a confermarlo il solo fatto che gestire un così esteso lasso temporale, nell’attesa dell’apertura del caveau, non è roba da ragazzini o scappati di casa. Servono calma, esperienza, una vigilia del colpo vissuta con disciplina nella preparazione del corpo e della mente. Dopodiché, nonostante la permanenza, i rapinatori non avrebbero compiuto errori e dunque non avrebbero lasciato tracce. Questo all’interno. All’esterno dell’istituto di credito, invece, la partita potrebbe essere tutta da giocare. Nel senso che le telecamere della centralissima zona sono abbondanti, e nel percorso di avvicinamento e di allontanamento qualche concessione ai cacciatori potrebbero averla fatta. Incrociando i filmati della videosorveglianza della banca alle descrizioni degli ostaggi, gli investigatori dell’antirapine hanno trascorso la prima giornata di ricerca esaminando più video. Con la consueta procedura: l’acquisizione di filmati a ridosso del luogo colpito e poi l’allargamento ipotizzando una geografia tracciata dai banditi. La polizia da subito avrebbe esclusione l’incursione di stranieri, sia in considerazione della storia e delle statistiche dei colpi a Milano, almeno con queste modalità, sia assemblando dettagli raccolti dagli stessi testimoni. I quali — si sono liberati spaccando una finestra del bagno — sono stati concordi nel descrivere atteggiamenti di freddezza, di enorme autocontrollo, evocando per farsi immediatamente capire certi banditi visti nei film e nelle serie televisive. Il complice appostato nelle vicinanze dell’ingresso aveva (anche) il ruolo di prendere in consegna clienti in entrata e di accompagnargli nel seminterrato.
Le tracce
Bottino di 67mila euro, indaga la polizia Caccia ai filmati delle telecamere