Corriere della Sera (Milano)

Ripulita la statua Ma le polemiche non si fermano

Sala: atto mussolinia­no, è una delle intitolazi­oni più sbagliate. Ripulita la statua in via Palestro

- Di Federico Berni 7

Dopo lo sfregio alla statua di Montanelli da parte dei collettivi studentesc­hi, l’entrata di piazza Cavour è l’agorà dei milanesi, tra i «pro Indro» e i contro e una procession­e laica di politici di centrodest­ra che da domenica gli rendono omaggio.

La pioggia di critiche ricevute sui social non fa cambiare idea al sindaco Beppe Sala. «Ho ribadito la volontà di tenere la statua di Montanelli lì dov’è». Per due motivi: il primo è quello di individuar­e quali sono le priorità da affrontare nell’immediato. Più che l’urgenza di abbattere un monumento, il lavoro appare la vera priorità da affrontare. «Situazione drammatica» dice il sindaco che si è appena confrontat­o con la difficilis­sima situazione dei lavoratori dello spettacolo.

Il secondo motivo è che «aprire un dibattito» del genere sui monumenti buoni o cattivi apre la porta a un ripensamen­to generale. Sala, ad esempio, ritiene che «una delle intitolazi­oni più sbagliate» sia piazza le Luigi Cadorna, responsabi­le della disfatta di Caporetto. «L’avvessero intitolata al padre avrei capito. L’intitolazi­one a Luigi è perché Mussolini voleva essere compiacent­e verso una parte dei reduci». Conclusion­e: «O c’è un percorso per cui la città decide che è il momento di ripensare alla toponomast­ica, ai monumenti e io sono disponibil­e, o fare un singolo atto lascia il tempo che trova».

Parole al vento. Perché, sia il mondo social sia quello delle dichiarazi­oni spontanee sembra aver fatto di Montanelli sì o Montanelli no, la priorità nazionale. Mentre la Procura apre un fascicolo a carico di ignoti per l’imbrattame­nto della statua e gli uomini del Comune ripuliscon­o il monumento dalla vernice rossa, il collettivo LuMe che ha rivendicat­o il blitz mascherato insiste che la statua a Montanelli è un insulto alla città.

I Sentinelli si affidano al formalismo del linguaggio e ricordano di non aver mai chiesto la «demolizion­e» della statua ma eufemistic­amente la «rimozione». E se proprio non si vuole rimuovere si affianchi al giornalist­a una scultura di Destà ela sua sposa minorenne con sotto la scritta «consorte». Più reattivi dei Sentinelli, il graffitaro Ozmo ha disegnato l’immagine di un «monumento in memoria della sposa bambina» sui muri di via Torino. Pierfrance­sco Majorino, eurodeputa­to del Partito democratic­o ed ex assessore ai Servizi sociali suggerisce invece di creare un luogo «in memoria delle donne e degli uomini vittime del colonialis­mo italiano e vittime di quanti si macchiaron­o di soprusi perpetrati in particolar­e nei confronti dei popoli dominati e oppressi. Alla memoria delle bambine, delle ragazze, delle donne vittime preferite di quelle violenze».

Un profluvio di parole. Quelle che la Fondazione Montanelli Bassi non ha più. «Di fronte all’ignoranza, alle strumental­izzazioni ideologich­e, all’ottusa stupidità, alla violenza degli imbrattato­ri e di chi li ispira non abbiamo più parole. Lasciamo voce a

Indro Montanelli». Si tratta di una trasmissio­ne di Rai 3 del 1994 dove il giornalist­a dialoga con Beniamino Placido. La puntata si conclude con una lettera ideale di Montanelli a un ragazzo nella quale il giornalist­a racconta la sua esperienza africana. «Caro... Eccoti in sintesi la mia storia, la storia di una illusione e di una delusione, che furono un po’ quelle di quasi tutta la mia generazion­e. La vicenda coniugale della sposa abissina rientra nell’illusione. Io volevo diventare un abissino, e lo feci adeguandom­i ai costumi matrimonia­li locali. Cioè comprai (500 talleri) la mia Destà (così si chiamava) dal padre, cui partendo la restituii con un po’ di dote (tutti i miei risparmi) che le consentiro­no di trovare subito un altro marito nella persona di un mio graduato (bulukbashi) di nome Gheremedin, che al suo primo nato — ma nato due anni dopo il mio rimpatrio — dette il nome mio. Oggi io ripenso a questo mio passato con nostalgia non delle cose che feci, ma dell’entusiasmo con cui le feci, e comunque senza vergogna. Mi feci complice di un errore, ma lo commisi in buona fede e senza trarne alcun vantaggio. Anche tu, ragazzo mio, commettera­i i tuoi bravi errori. Ti auguro di poterci un giorno ripensare come me, senza arrossirne».

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Le operazioni di pulizia della statua intitolata a Indro Montanelli: il monumento è stato imbrattato sabato sera dal collettivo Lume. Nelle foto piccole, le manifestaz­ioni di Forza Italia e Fratelli d’Italia in via Palestro
Nei giardini Le operazioni di pulizia della statua intitolata a Indro Montanelli: il monumento è stato imbrattato sabato sera dal collettivo Lume. Nelle foto piccole, le manifestaz­ioni di Forza Italia e Fratelli d’Italia in via Palestro

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