Obiettivo febbraio 2021 La rincorsa dell’eco-torre di Gioia 22
Completati due terzi della «scheggia» Ingressi a turni e misure anti-Covid: già rientrati in cantiere 220 operai per recuperare i ritardi del lockdown
Viaggio in cima alla nuova torre «Gioia 22», 120 metri di calcestruzzo verticale, con tanto di prua e di vela che fanno rotta verso Porta Nuova. La «scheggia» sta crescendo tra i due Pirelloni, e avrà una «schiena» ecologica con seimila metri quadrati di pannelli solari. Il cantiere, ripartito dopo il lockdown con 220 lavoratori, rispetto ai 280 del pre-Covid, sarà concluso all’inizio del 2021. Diventerà sede di Ubi, che ha rilevato il fondo Gioia 22 gestito da Coima dal fondo Abia di Abu Dhabi.
Guardandola con l’occhio grandangolare, dall’intasamento stradale all’uscita del metrò Gioia, la nuova torre detta «scheggia» — e più prosaicamente chiamata «Gioia 22» — mostra ormai alla città le sue forme. Arditi trapezi e spigoli prospettici che giorno dopo giorno si ricoprono di vetrate. Ormai ne mancano soltanto un terzo, nonostante il lockdown. Sole chiaro e nuvoloni scuri, il grattacielo testa la capacità di specchiare lo skyline. La struttura s’impone tra i due Pirelloni, in mezzo ai grattacieli di Porta Nuova, finalmente « centro direzionale» dopo decenni di progetti sul quartiere passati al vaglio di una mezza dozzina abbondante di amministrazioni comunali: i terreni delle vecchie ferrovie tra le Varesine e oltre la stazione Garibaldi, dal divenire oggi non ancora concluso. Centoventi metri di calcestruzzo verticale, con tanto di prua e di vela a fare rotta verso i pratoni della Bam, green line di iniziative alla newyorchese. All’orizzonte il futuro dello scalo Farini, destino prossimo delle operazioni immobiliari firmate Coima e Manfredi Catella, e di «P39», il «Pirellino», la torre dell’asta dei record da 85 rilanci (e 190 milioni di euro) che sovrasta il traffico di via Melchiorre Gioia.
All’interno si lavora in sequenza, delle 280 persone pre-virus, dopo un mese dalla ripartenza ne sono tornate in cantiere già 220. Alla ditta Colombo costruzioni hanno edificato la nuova normalità, tra ingressi scaglionati (per far entrare tutti ci vogliono ben due ore, dalle 6 del mattino) e operazioni calibrate in spazi comunque poco rischiosi, poiché ampi o ventilati. Spostamenti degli operai, dispositivi di protezione, problemi con le forniture, «alla fine il lavoro procede più agile del previsto» — spiegano dal cantiere — anche se i tre mesi di stop inevitabilmente si tramuteranno in un ritardo di cinque o sei, con la consegna ri-calendarizzata per l’inizio dell’anno prossimo.
Gli operai salgono e scendono dai montacarichi sul dorso che a regime sarà uno dei più grandi pannelli solari su edificio di tutta Italia, un puzzle da sei mila metri quadrati che consentirà, insieme con gli altri sistemi, la produzione del 60 per cento dell’energia in «casa». Sottoterra, si lavora senza sosta alle pompe di calore che pescano acqua dalla falda per ributtarla a fine ciclo di condizionamento nella Martesana: «Stiamo parlando del primo edificio che verrà concluso rispettando gli standard “Nearly zero energy consumption building”» come spiega soddisfatto il capo dell’’asset management di Coima, Matteo Ravà, elencando le proprietà della torre.
Gioia 22 — a fianco della quale sorgerà anche Gioia 20, dove una volta si elevava l’ecomostro dell’Inps con il suo posteggio — è un progetto nato dalla matita di Gregg Jones dello studio di César Pelli, autore della Torre Unicredit. La scorsa settimana è ufficialmente entrata nel portafoglio di Ubi banca, oggi alle prese con l’ops di Banca Intesa, in una complessa operazione finanziaria che ha visto il gruppo rilevare dall’Abu Dhabi investment authority (primo fondo immobiliare al mondo) il fondo Gioia 22 e allo stesso tempo diventare locatario per 15 anni, con una serie di prestigiosi immobili passati alla gestione di Coima: via Monte di Pietà 5-7-9, via Pellico 1012, via Boccaccio 2, piazza Borromeo 1, corso Europa 16 -20 e piazzale Zavattari 12.
Impatto ambientale Ravà (Coima): pannelli solari e pompe di calore, il primo edificio a emissioni quasi zero