Una folla d’altri tempi Il riscatto dell’Idroscalo
Domenica l’Idroscalo affollato come nelle estati dei record Da lido per le classi popolari tra annegamenti, delitti e misteri ai festival musicali con grandi artisti
Domenica scorsa, con l’arrivo del caldo, migliaia di milanesi hanno affollato l’Idroscalo, che è tornato ad essere davvero il «mare di Milano», come negli Anni 60.
Nel 1967, all’inizio di luglio a Milano faceva molto caldo. Non solo per la temperatura massima, che il 2 del mese si attestava a 32 gradi e mezzo, ma anche per la minima: nell’arco delle 24 ore il termometro non era mai sceso sotto i 20 gradi. A quel tempo, l’aria condizionata era un sogno e le notti, imprigionate dalla calura, non passavano mai. Così, la domenica 2 i milanesi sono fuggiti dalle case alla ricerca di sollievo. Chi non è evaso dalla città ha caricato in macchina costume, ciabatte da mare, ciambella salvagente per i bimbi e ha cercato refrigerio nell’acqua più vicina. La folla era tale che al Lido è dovuta intervenire la polizia per arginare l’assalto dei bagnanti. Il Lido e le piscine cittadine. Ma l’Idroscalo, quel giorno, registra cifre record: 60 mila presenze, di cui 10 mila nella zona controllata, la Riviera, e 50 mila nelle aree libere. Tre anni prima, nel 1964, il «mare di Milano» aveva accolto complessivamente due milioni e settecentomila bagnanti, con un bilancio macchiato da 5 annegamenti.
Il 1964, l’anno in cui esce «El portava i scarp del tennis» di Enzo Jannacci, dedicata a un senzatetto, un «barbon», «che l’era andà a fa’l bagn sul stradun per andare all’Idroscalo» e là muore, «sot a un mücc de cartun». Perché all’Idroscalo si muore anche. Sono molti i casi di cronaca nera nei pressi del bacino. Alcuni esempi: nel 1961 si svolge un famoso giallo dell’epoca, l’omicidio di tre donne in un’auto inabissata nelle acque; sempre nel 1961, un uomo confessa di avere strangolato una donna sulle sponde; nel 1962, sulle rive si sfidano la malavita italiana e quella francese. Ai confini della città, nel buio della notte si consumano delitti, misteri, incontri clandestini o a pagamento. Alla luce del sole, invece, si insegue la tintarella domestica, a pochi minuti da casa. C’è vita, su quelle sponde, e un clima da piccola vacanza: alla metà degli anni Sessanta, la «Riviera di Milano» offriva, oltre allo stabilimento balneare attrezzato (con noleggio barche), bar, ristorante, dancing, campeggio, campi da tennis, bowling, minigolf. Anche Luchino Visconti restò affascinato dall’atmosfera del «mare di Milano», dove nel 1960 girò una sequenza di «Rocco e i suoi fratelli». Un mare che, quando fu costruito, alla fine degli anni Venti, voluto da Benito Mussolini, fu battezzato dalla stampa il «lago di Milano»,
perché nato (nei pressi dell’aeroporto, l’aerodromo di Taliedo, antecedente a Linate) con la funzione di scalo per gli idrovolanti. Un orgoglio del regime. Sul Corriere della Sera del 22 luglio 1930 veniva definito «Un’opera grandiosa e ardimentosa, concepita con visione lungimirante e ottimistica, pienamente giustificata nell’avvenire di Milano». In effetti, se non per il suo scopo principale, un avvenire c’è stato, anzi molti. Poco dopo la costruzione, con il tramontare del trasporto via idrovolante, divenne un luogo privilegiato per attività sportive, soprattutto canottaggio e motonautica.
Sempre amato dai milanesi, frequentato nel secondo Dopoguerra soprattutto dalle classi popolari, l’Idroscalo ha poi infranto le barriere sociali, sia per censo che per età. Negli ultimi decenni ha attratto sulle sponde anche tanti giovani e giovanissimi, con festival musicali (come «Rock in Idro» o il «Gods of Metal») e grandi artisti (uno su tutti, Sting, nel 2001). Entrato in crisi con la creazione della Città Metropolitana nel 2015 (prima era gestito dalla Provincia), per le difficoltà economiche, negli ultimi anni sembra avere trovato nuove energie. Una conferma l’hanno data i milanesi nei giorni scorsi quando, reduci dall’isolamento forzato, si sono trovati liberi e improvvisamente proiettati nell’estate. E nel 2020, a fine giugno, a Milano faceva caldo, molto caldo.