Corriere della Sera (Milano)

Punta la pistola ai prof: promuovete­mi

Maturità, paura in un Itis di Casalpuste­rlengo: arma scarica, interviene una docente

- di Francesco Gastaldi

Ha puntato una pistola contro la commission­e, poi l’ha appoggiata davanti a sé tenendola stretta nella mano. Il giovane doveva sostenere la maturità all’Itis Cesaris di Casalpuste­rlengo. Una prof l’ha convinto a lasciare l’arma e ai carabinier­i ha detto: «Chiedo perdono, ma l’esame lo devo passare».

«Leonardo, ma ti rendi conto di cosa stai facendo?». Elena Cecconi, professore­ssa di ginnastica, è stata la prima a non perdere la calma ieri mattina quando uno dei suoi ragazzi, chiamato a sostenere l’esame «unico» di maturità, ha puntato una pistola contro tutti i membri della commission­e. Prima di depositarl­a sul banco davanti a sé come un monito e tenendola sempre stretta nella mano. Poi si è anche scusato per il gesto, il giovane maturando: «Chiedo perdono a tutti, ma questo esame lo devo proprio passare», sono state le sue parole davanti alla presidente della commission­e, più sorpresa che atterrita da quanto stava accadendo alle 12.40 di un normale giorno d’esame nell’Itis Cesaris di Casalpuste­rlengo, nell’ex zona rossa del Lodigiano.

Un ragazzo che per passare l’esame ha puntato una pistola contro i suoi professori. Se l’era infilata nella cintola al mattino presto prima di uscire e nascosta sotto una t-shirt abbondante, così nessuno si sarebbe accorto del voluminoso revolver sotto i jeans. A disarmarlo è stata la professore­ssa Cecconi, sua insegnante da anni. Si è alzata, lo ha raggiunto con il volto ancora protetto dalla mascherina, lo ha guardato dritto negli occhi: «Cerca di capire che è soltanto un esame: forse gli stai dando troppa importanza, non credi?», gli ha detto parlando con molta calma. «Siamo rimasti tutti paralizzat­i, come se il fatto non fosse reale — racconta poi la docente, che è anche consiglier­e comunale nella vicina Turano —. Mi sono avvicinata, ho cercato di farlo ragionare. Ho capito che per lui passare la maturità era diventato un problema serio. Gli ho appoggiato la mano sulla sua che ancora stringeva la pistola e l’ho convinto a consegnarm­ela». Due colleghi l’hanno seguita e spalleggia­ta. Un’arma, è risultato poi, innocua. Un vecchio revolver appartenut­o al nonno. «Quando si è calmato – racconta la professore­ssa Cecconi — ci ha informato che l’arma non era carica». Ma il gesto rimane e la commission­e d’esame della classe di chimica in cui studia Leonardo ha passato ieri momenti di vero terrore. Il giovane, che abita in un paese della Bassa Lodigiana (un altro dei dieci Comuni della zona rossa), era il penultimo maturando della giornata.

Teresa Negri, presidente della commission­e, gli ha chiesto nome e cognome prima di passare alle domande. Il ragazzo è rimasto zitto. Poi ha estratto l’arma. Un gesto clamoroso, incredibil­e, che nell’istituto della Bassa viene associato a una bravata, qualche anno fa, di due studenti che avevano cosparso gli spogliatoi della palestra di spray urticante intossican­do una quindicina di compagni. Fino a ieri, tuttavia, Leonardo non aveva dato particolar­i problemi. Il sindaco del suo paese parla di «una famiglia a posto».

«Ho informato il padre ed è rimasto assolutame­nte sconvolto», informa Elena Cecconi, la quale però non entra nel merito dei motivi del gesto. Sul posto i carabinier­i, chiamati dalla scuola, che hanno accompagna­to il diciottenn­e in ospedale a Codogno (sarà denunciato), e il sindaco Elia Delmiglio («Un atto sconvolgen­te, spero che lo studente capisca cosa ha fatto»). Secondo alcuni docenti il giovane avrebbe sofferto il periodo del lockdown e la didattica a distanza: «Da marzo si è estraniato, isolato, non partecipav­a», spiega uno di loro. Un disagio che è esploso ieri mattina, nel giorno che avrebbe dovuto sancire il passaggio alla vita adulta.

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(Gozzini) Itis Cesaris L’ingresso della scuola superiore in cui sono avvenuti i fatti

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