Corriere della Sera (Milano)

«Mario, come te nessuno mai»

Nella Basilica di Sant’Ambrogio i funerali del campione interista Un centinaio i presenti, compresi i vertici della società nerazzurra I tifosi della sua generazion­e: «Mariolino, come te nessuno mai»

- di Andrea Galli

L’ addio a Mariolino Corso, il campione interista spentosi a 78 anni. I tifosi: «Come te nessuno mai».

Il suo funerale, un funerale da lui. Discreto. Nei modi (un applauso leggero all’ingresso nella basilica di Sant’Ambrogio), nei gesti (sul registro dei presenti scritte così: «Ciao campione»), nella partecipaz­ione (un centinaio di tifosi, in maggioranz­a anziani, spesso molto anziani). Poi, all’inizio e alla fine, insomma ininterrot­tamente com’era fisiologic­o che fosse, la sua Inter: le due magliette nerazzurre numero 11 sulla bara di Mariolino Corso, spentosi a 78 anni dopo una breve malattia conseguenz­a di un grave scompenso cardiaco.

Mario Sconcerti, sul Corriere, all’indomani della scomparsa, aveva rilevato come Corso fosse stato dimenticat­o, anche dalla città, certamente; e di nuovo sul Corriere, Massimo Moratti aveva raccontato, forse dando un’indiretta spiegazion­e, di chi era stato, fino agli ultimi giorni, Corso: geniale in campo, schivo fuori, e mai, mai ruffiano; uno che quando da ragazzino disputò una partita all’Arena, nel campionato riserve, partita che di lì a subito gli fece guadagnare l’accesso diretto in prima squadra, tanto era forte e l’avrebbe capito anche uno ignorante di pallone, si trovò a dribblare e contro-dribblare gente più esperta; filava imprendibi­le ma non c’era l’arroganza, lo sfottò, non c’era l’irriverenz­a. Danzava perché gli veniva naturale, punto. C’era invece, come ha detto Moratti, perfino un certo fastidio personale nell’essere così sfuggente e ridicolizz­are il prossimo.

Sedie distanziat­e sul sagrato, e lontananza d’obbligo anche all’interno della basilica, dove arrivano gli attuali vertici dell’Inter, ex presidenti, ex giocatori come Evaristo Beccalossi e Beppe Bergomi, ed ex sempre-presenti sugli spalti del Meazza oggi nonni e mano nella mano col nipotino, rigorosame­nte in maglietta nerazzurra, pace se non originale, una di quelle comprate allo stadio che cacciano un caldo terribile, figurarsi adesso, alta temperatur­a, afa, umidità. Che importa. Siam qui per il Mariolino.

Ci sono anziani dalla scarsa dimestiche­zza col cellulare che provano a scattare foto, non ci riescono e chiedono intorno come si faccia; ci sono ultrà della curva che dedicano a Corso uno striscione: «Con l’Inter nel cuore fino all’ultimo, ciao Mariolino».

Dicono quelli della generazion­e che l’hanno visto giocare: «Un paragone? Non ce ne sono stati altri come lui». E l’unicità di Corso è stata anche nella longevità da interista, oltre cinquecent­o presenze; una carriera cristallin­a e vincente, penalizzat­a in Nazionale un po’ per la concorrenz­a e scelte a lui sfavorevol­i per partito preso, un po’ per quella sua capacità di comportars­i come gli girava, ed esempio eclatante è il gesto dell’ombrello che costò un Mondiale. Un funerale strano, perché bisogna sì esserci ma ci si avvicina alla Basilica guardinghi, osservando intorno, puntando una sedia, disinfetta­ndosi le mani all’ingresso una, due, tre volte. Dice monsignor Faccendini nell’omelia, rubando sorrisi: «Ha giocato in una squadra da leggenda, i nomi venivano imparati come si imparavano le preghiere o le poesie di Pascoli. Era chiamato il “piede sinistro di Dio”, un nome che gli diede il ct della nazionale di Israele, uno che insomma si intendeva di piedi e di Dio».

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Esequie Il saluto di Massimo Moratti
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(foto Mourad Balti Touati) Le esequie L’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti rende omaggio al calciatore Mario Corso dopo i funerali celebrati ieri mattina alla basilica di Sant’Ambrogio
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Giuseppe Marotta
 ??  ?? Gabriele Oriali
Gabriele Oriali
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Javier Zanetti
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Giuseppe Bergomi
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Enrico Ruggeri
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Evaristo Beccalossi

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