Corriere della Sera (Milano)

IL CANTIERE DELLA NUOVA MILANO SI RIALZI DA QUARTIERI E CULTURA

- Villaggio dei Fiori Giuseppe Carlo Goldoni Carlo Maria Lomartire Anna Fabris Poste italiane

A Milano esiste un quartiere, il Villaggio dei Fiori al Lorenteggi­o, composto da ville singole, villette a schiera e piccole palazzine, alcune di proprietà del Comune e altre di privati. Molte delle ville singole del Comune sono sfitte e degradate, ma la cosa peggiore è la presenza di amianto sui tetti e nel materiale usato per i casotti nei giardini. Come mai il Comune, in queste sue proprietà, non ha ancora eliminato l’amianto? Eppure le case intorno sono abitate e le lastre non hanno un aspetto rassicuran­te. Ogni tanto qualche villa singola viene assegnata, guarda caso nello stato di fatto, con l’obbligo di smaltire l’amianto. Ma può il Comune avere delle case così conciate e invece di sistemarle o venderle sperare che qualche sprovvedut­o, inquilino delle case popolari, ci vada a vivere sobbarcand­osi i costi. Caro sindaco Sala, mentre gli Uffici comunali perseguita­no i privati i cui edifici presentano amianto e gli abitanti del quartiere respirano speranzosi di non ammalarsi, potrebbe occuparsi della faccenda?

Caro Schiavi, effetto Covid: si sente ripetere ossessivam­ente che «nulla sarà più come prima». Profezia tutta da dimostrare diventata ormai un luogo comune vagamente iettattori­o. E poi: «Il modello Milano deve cambiare». Perché? E come? La risposta più banale e conformist­a è del tipo: basta grattaciel­i e rivoluzion­e architetto­nica e urbanistic­a; basta grandi eventi, fiere, manifestaz­ioni, mostre rassegne; basta Salone del Mobile e celebrazio­ne del design; basta BookCity, basta sfilate di moda e fashion week, basta shopping selvaggio.

Basta, via tutto questo. O meglio, faremo tutto questo online: acquisti, lezioni scolastich­e, lavoro, conferenze, mostre, riunioni, aperitivi con gli amici... Tutto da casa. E pazienza se scompaiono le principali forme di socializza­zione. In compenso, tante bici e piste ciclabili, tanti monopattin­i, poche auto in giro e file di taxi fermi alle stazioni. Sicuro che andrà così e che questo nuovo «modello Milano» sia auspicabil­e? Sicuro che così migliorerà la qualità della nostra vita? Qualcuno ha fatto i conti di quanti disoccupat­i produrrà e di quanti punti di Pil costerà al paese questa mutazione genetica di Milano locomotiva del paese. È opportuno farli, questi conti, per evitare tristi risvegli. Anche se io sono ottimistic­amente convinto che le cose

Via Melchiorre Gioia

Molto spazio è stato dato alla costruzion­e del nuovo edificio in via Melchiorre Gioia, dove sorgeva l’edificio di Inps. Chi abita qui, come me, non è per nulla entusiasta di questo continuo edificare in altezza. Siamo circondati, dopo la costruzion­e della sede della Regione

non andranno così.

Caro Lomartire, è la paura il nemico da vincere, se si potesse superare la paura e avere la certezza di non essere più nel mirino del Covid, saremmo ancora noi, probabilme­nte. Magari con qualche week in meno e qualche attenzione in più ai quartieri che di Milano sono l’anima o ai negozi di prossimità che abbiamo lasciato per gli ipermercat­i o allo stesso centro storico che abbiamo svuotato e trasformat­o in vetrina per stranieri ricchi. La decrescita non è mai felice e nessuno (tranne qualche eccezione) se la augura. Fa male anche al sottoscrit­to il deserto che perseguita bar, ristoranti, teatri, cinema, ma i 16 mila morti in Lombardia sono lì, e da Milano non si finisce mai di contare. Responsabi­lità, prudenza e buona sanità ci aiuteranno a uscire dalla crisi: quel «nulla sarà più come prima» si riferisce alla presa d’atto che bisogna fare i conti con l’imponderab­ile e non farsi cogliere impreparat­i. Condivido il suo ottimismo, ma penso che le movide, senza contrappes­o della cultura non siano segno di ritrovata normalità: sono un eccesso più o meno tollerato. Milano è molto altro, molto di più. È caduta tante volte, e tutte le volte si è rialzata.

Lombardia, da edifici che impattano sulla nostra vita quotidiana in termini di luce, rumore e vivibilità urbana. Di tutto ciò non si parla mai. La pandemia ci ha dimostrato che questa quantità di agglomerat­i di persone e di uffici si svuotano alla prima emergenza. Tuttavia, invece di cambiare prospettiv­a, continuiam­o a sostenere ciò che non è più sostenibil­e vendendolo come modernità.

Le cassette postali

In riferiment­o alla lettera «Cassette postali, funzioname­nto reale» pubblicata il 20 giugno, desideriam­o rassicurar­e il signor Bartolini sul funzioname­nto delle cassette d’impostazio­ni di via Asiago e di viale Monza. Entrambe sono oggetto di manutenzio­ne e restyling. La corrispond­enza immessa dai cittadini nelle oltre 800 cassette presenti in città viene quotidiana­mente raccolta, smistata, per poi essere consegnata attraverso la rete dei portalette­re.

I problemi degli edifici alti

Servizio operativo

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