Quattordici «stanzette» d’autore Il distanziamento creativo di una ristoratrice in zona Isola
Vecchie porte, ante di credenze e tende etniche diventano originali separé
La prima volta difficilmente si potrà scegliere. Sarà il caso a stabilire se la cena avverrà nella piccola isola dell’amore, parete rosso fuoco e cuore di lucine pronte a illuminarsi, oppure nella stanzetta dei pappagalli, vegetazione lussureggiante e cocorite che svolazzano intorno. All’appuntamento successivo, però, sarà più facile, e ognuno potrà (volendo) indicare dove preferisce sedersi. Il ristorante Capra e Cavoli di via Pastrengo si è rifatto il look. Alla riapertura dopo la quarantena molti locali hanno optato per i tavolini sui marciapiedi, soluzione bocciata a priori dalla chef Barbara Clementina Ferrario («cenare fra le auto?», obbietta), ma bisognava fare i conti con i timori dei clienti. Ferrario ha quindi chiesto aiuto a Pietro Algranti, designer con lo showroom nella via adiacente, e insieme hanno studiato un sistema che garantisse, con allegria, distanziamento sociale (e privacy). Il risultato sono quattordici stanzette, separate una dall’altra. «Si mangia in assoluta tranquillità senza la preoccupazione dei vicini di tavolo, in un ambiente originale», fa presente lei. Le stanzette sono tutte a tema, non ce ne sono due uguali. «Abbiamo mescolato colori e arredi utilizzando solo materiale di recupero: abbiamo smontato le ante di credenze e armadi, usato vecchi infissi, dato nuova vita a porte e perfino a un tavolo, che opportunamente rinforzato è diventato una pel’ultima dana», sottolinea il designer.
La fantasia ha guidato le scelte: c’è l’angolo marocchino, con la lanterna colorata e i cuscini come sedute; la casa del mare, avvolta da reti, àncore e pesci; lo studiolo con la mini biblioteca di libri; il giardino d’inverno. E ancora il balcone con la pergola, la cucina anni Settanta, il prato di rose e peonie.
Nessuna variazione sulla carta, rimasta esattamente come prima. «Vegetariani e vegani aperti al pesce», spiega la chef, selezionata due anni fa da Alessandro Borghese per la trasmissione televisiva «Quattro ristoranti» (ha riportato un onorevole secondo posto). Lei dice: «Ho le mie hit, la frolla al parmigiano, con mousse di crescenza e mostarda di frutta in crema di sale Maldon, la tartare di capasanta su cedro fresco e uova mentaiko e il croccante di polenta con patè vegetale alle noci, oltre a qualche classico del sud rivisitato, ad esempio il macco di fave». E come dolce? «Scelgo il sushi di cocco e mandorle». A cambiare, ed è novità, è il menù di carta. Ferrario ha detto addio all’originale book fotografico, apprezzato perché aiutava nella scelta, «farlo passare da una mano all’altra sanificandolo ogni volta sarebbe stata una follia», e ha optato per un formato più classico, messo sotto cornice (è appeso come un quadro alle pareti delle stanze). Capra e cavoli riparte con uno schedule settimanale ridotto, «solo cena, ma non eravamo aperti a pranzo neanche prima, e per tutta l’estate chiusura di domenica e lunedì, cucinare con la mascherina quando esploderà il caldo non sarà cosa semplice!».