Corriere della Sera (Milano)

Mimi e giocolieri Lo spettacolo torna in piazza

- di Luca Caglio

Sono gli ultimi tra i lavoratori dello spettacolo a tornare in scena. Anche gli artisti di strada hanno ottenuto il via libera post Covid. Un esercito di 1.400 persone per 270 luoghi della città. Ripartono anche busker, mimi e giocolieri: «Diritti e inquadrame­nto profession­ale».

«Una moneta?». La domanda di chi tende la mano è secca, esplicita. Non si usano più le formule di un tempo, chessò fate la carità, ho fame, eccetera. Così come ormai è raro incontrare un mendicante che avanza solo il palmo della destra e non dice una parola. Eppure per la gran parte gli accattoni sono stranieri: nigeriani, per fare un esempio, rumeni; ma evidenteme­nte dell’italiano hanno imparato l’essenziale. Qualcuno ti informa che la moneta gli serve per un panino, qualche altro per un caffè e non è dunque casuale che i mendicanti si incontrino più frequentem­ente davanti ai panifici, ai bar, ai supermerca­ti. Qualche anno fa è stata realizzata a Milano una piccola indagine sulle mani tese. I luoghi più frequentat­i della città erano (allora, ma forse anche oggi) via Torino, piazza del Duomo e corso Vittorio Emanuele. Nel giro di un’ora si potevano incontrare almeno 12 questuanti. Volendo dare un euro a ciascuno nei soli giorni lavorativi (lunedì-venerdì) la generosità sarebbe costata ad ogni cuore d’oro circa 60 euro e quindi 240 al mese. «Per un cittadino qualunque — conclusero gli autori — fare la carità oggi è diventato un lusso». Difficile credere che nel 2020 il quadro sia mutato. Semmai torna la domanda: siamo di fronte al racket dell’elemosina? La risposta viene dalla cronaca, che ha registrato in tempi recenti episodi di violenza nei campi rom: vittime i mendicanti che non consegnava­no ai capibanda 50 euro a fine giornata. Una sorta di tassa oscena sulla carità.

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