LA FELICITÀ BREVE DEL LAVORO DA CASA
«Personalmente — scrive la lettrice Fiorella Granata — sono stata contenta di poter lavorare da casa perché mi sono sentita sicura durante mesi di forte contagio del virus. Ma l’idea di fare smart working per sempre non mi sorride, anche se ci sono aziende che spingono in questo senso, perciò sono d’accordo con il nostro sindaco che auspica il ritorno negli uffici». Comprensibile che più d’una azienda sia interessata alla formula lavorativa sperimentata in questi mesi che permette un risparmio di costosi spazi in affitto. Del resto, già prima del lockdown, i nuovissimi uffici di una grande banca prevedevano, in vista di una già programmata introduzione dello smart woking, un numero di scrivanie inferiore a quello dei dipendenti. Ma se «lavorare in ciabatte», secondo la definizione che ne ha dato la conduttrice tv Diletta Leotta, può fare la felicità, è permesso pensare che di felicità temporanea si tratti, perché l’isolamento sociale, sia pure nelle comodità di casa, alla lunga non può che pesare. Né c’è soltanto la questione dell’isolamento, c’è anche il prevedibile indebolimento del sindacato che, vivendo di incontri e assemblee, perderebbe di forza d’intervento, e si sa che ciò non dispiacerebbe a un certo numero di aziende. Molto di più dovrebbe però dispiacere il fatto che senza socialità non c’è creatività: senza confronto, cioè, senza discussione, senza lo stimolo dei commenti, degli apprezzamenti, delle critiche di colleghi è facile che il prodotto risulti meno compiuto. Si dirà che ci sono sempre il telefono e la posta elettronica, però sappiamo tutti che non è la stessa cosa. Ma lavorare in massa a casa significa anche non uscire di casa e, di conseguenza, mangiare in casa. Perciò niente più panini al bar, spuntini alla tavola calda, pastasciutta al ristorante, e là dove c’è una mensa aziendale, niente più caffè e cono di gelato nell’intervallo. Risultato? Che altri molti addetti alla ristorazione perderanno il lavoro e altri molti locali chiuderanno. Poi, inevitabilmente, torna la riflessione già fatta per l’esplosione degli acquisti on line: l’evoluzione dell’umana civiltà è sempre passata attraverso l’andare il viaggiare, il navigare, il perlustrare. L’uscire di casa, insomma.