Disciplinati, scettici e ribelli
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L’Obbligo di indossare la mascherina fino al 15 luglio fa discutere. «Spesso se ne fa un uso scorretto negli spazi chiusi» dicono negozianti e farmacisti. Chi va in giro senza: «All’aperto ormai è inutile».
Il nostro quotidiano sociale con una mascherina sul volto. O sotto il naso. O avvolta al collo come un foulard. Vasta è la casistica del nostro rapporto con lo strumento di difesa per noi e per gli altri contro il Covid. Indossarla: a regola semplice, mille interpretazioni personali. Impossibile creare una statistica, ma quanti sono davvero i milanesi ligi alle regole? Impossibile fare statistiche ma chi le ha detto «no» preferisce ignorare un codice civico affidato al buon senso, sia pure in presenza di norme. Ma qual è la nuova civiltà della mascherina? E quali sono le ragioni di chi la rifiuta? «Troppo caldo», «insofferenza», «non serve a niente» sono solo alcuni dei perché raccolti in giro per la città.
In Lombardia l’obbligo di indossarla è stato prolungato fino al prossimo 15 luglio dal governatore Attilio Fontana. Con le temperature oltre i trenta grandi la lamentela di molti è «con la mascherina si soffoca». In corso Vercelli, Cristina racconta dallo store della Swatch: «I nostri clienti al 100% entrano con la mascherina indossata correttamente e molti con i guanti, volendo appunto toccare gli orologi».
Matteo 22, studente universitario incontrato in piazzale Baiamonti, porta una mascherina high tech a carboni attivi: «Noi giovani non la utilizziamo molto, specialmente all’aperto, ma anche gli adulti non sono così rispettosi delle regole». Mauro, 47 anni, impiegato, si muove lentamente fra gli scaffali del Market Carrefour Farini: «La cosa che mi dà più fastidio? Vedo spesso persone che non la indossano al chiuso; di tutte le età, è un modo di fare diffuso, per fortuna non prevalente».
L’aperitivo da Biffi, corso Magenta, è un’altra prova su strada per la fascetta verde: un gruppo di signori al banco in marmo nero tengono le distanze, tutt’e tre conversano e l’abbassano solo per sorseggiare il drink. Chiediamo a Fabio, 65 anni, imprenditore, se è sempre così all’ora dell’aperitivo: «Stia sicuro che tutti quelli che sono fuori non hanno la mascherina — ci affacciamo ed in effetti così è — mentre all’interno ci sforziamo a tenerla anche se la voglia di togliersela è tanta. Io però non rispondo dopo il terzo cocktail!». La ricerca sul campo continua su corso Como; nonostante il caldo, sempre affollato: chiediamo l’attenzione di Giovanni, 24 anni, che ha preso un treno da Vercelli per un giro a Milano e che tiene la mascherina al polso, ci sembra una FFp1: «Portarla quando si cammina da soli non ha senso». Le interpretazioni si moltiplicano: in viale Pasubio, davanti alla Feltrinelli, incontriamo Giovanna, 55 anni, insegnante: «Prendo spesso i mezzi e vedo comportamenti di ogni tipo: molti la tengono sotto il naso, eppure per Atm non è facoltativa, e va usata bene...». Altra zona: farmacia Bovisa su piazza Bausan; il dottor Cantone è lapidario: «Capita almeno due volte alla settimana di invitare a uscire un cliente senza mascherina, di solito si tratta di giovani. Ma il problema frequente è l’uso sbagliato della stessa: come deterrente al Covid è essenziale, proprio adesso che sembra in calo, l’allerta contro il virus dev’essere alta». Naso, bocca o sotto il mento? Si attende la prossima idea.