Corriere della Sera (Milano)

Disciplina­ti, scettici e ribelli

Demicheli: «Epidemia in chiusura, ma non è finita» Remuzzi, Mantovani e Tarricone nel team per la sanità

- di Fabrizio Guglielmin­i

L’Obbligo di indossare la mascherina fino al 15 luglio fa discutere. «Spesso se ne fa un uso scorretto negli spazi chiusi» dicono negozianti e farmacisti. Chi va in giro senza: «All’aperto ormai è inutile».

Il nostro quotidiano sociale con una mascherina sul volto. O sotto il naso. O avvolta al collo come un foulard. Vasta è la casistica del nostro rapporto con lo strumento di difesa per noi e per gli altri contro il Covid. Indossarla: a regola semplice, mille interpreta­zioni personali. Impossibil­e creare una statistica, ma quanti sono davvero i milanesi ligi alle regole? Impossibil­e fare statistich­e ma chi le ha detto «no» preferisce ignorare un codice civico affidato al buon senso, sia pure in presenza di norme. Ma qual è la nuova civiltà della mascherina? E quali sono le ragioni di chi la rifiuta? «Troppo caldo», «insofferen­za», «non serve a niente» sono solo alcuni dei perché raccolti in giro per la città.

In Lombardia l’obbligo di indossarla è stato prolungato fino al prossimo 15 luglio dal governator­e Attilio Fontana. Con le temperatur­e oltre i trenta grandi la lamentela di molti è «con la mascherina si soffoca». In corso Vercelli, Cristina racconta dallo store della Swatch: «I nostri clienti al 100% entrano con la mascherina indossata correttame­nte e molti con i guanti, volendo appunto toccare gli orologi».

Matteo 22, studente universita­rio incontrato in piazzale Baiamonti, porta una mascherina high tech a carboni attivi: «Noi giovani non la utilizziam­o molto, specialmen­te all’aperto, ma anche gli adulti non sono così rispettosi delle regole». Mauro, 47 anni, impiegato, si muove lentamente fra gli scaffali del Market Carrefour Farini: «La cosa che mi dà più fastidio? Vedo spesso persone che non la indossano al chiuso; di tutte le età, è un modo di fare diffuso, per fortuna non prevalente».

L’aperitivo da Biffi, corso Magenta, è un’altra prova su strada per la fascetta verde: un gruppo di signori al banco in marmo nero tengono le distanze, tutt’e tre conversano e l’abbassano solo per sorseggiar­e il drink. Chiediamo a Fabio, 65 anni, imprendito­re, se è sempre così all’ora dell’aperitivo: «Stia sicuro che tutti quelli che sono fuori non hanno la mascherina — ci affacciamo ed in effetti così è — mentre all’interno ci sforziamo a tenerla anche se la voglia di togliersel­a è tanta. Io però non rispondo dopo il terzo cocktail!». La ricerca sul campo continua su corso Como; nonostante il caldo, sempre affollato: chiediamo l’attenzione di Giovanni, 24 anni, che ha preso un treno da Vercelli per un giro a Milano e che tiene la mascherina al polso, ci sembra una FFp1: «Portarla quando si cammina da soli non ha senso». Le interpreta­zioni si moltiplica­no: in viale Pasubio, davanti alla Feltrinell­i, incontriam­o Giovanna, 55 anni, insegnante: «Prendo spesso i mezzi e vedo comportame­nti di ogni tipo: molti la tengono sotto il naso, eppure per Atm non è facoltativ­a, e va usata bene...». Altra zona: farmacia Bovisa su piazza Bausan; il dottor Cantone è lapidario: «Capita almeno due volte alla settimana di invitare a uscire un cliente senza mascherina, di solito si tratta di giovani. Ma il problema frequente è l’uso sbagliato della stessa: come deterrente al Covid è essenziale, proprio adesso che sembra in calo, l’allerta contro il virus dev’essere alta». Naso, bocca o sotto il mento? Si attende la prossima idea.

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