Cena d’autore in scatola
I menu a domicilio di 20 chef per il Taste Dining Festival
Solo a sentire le parole festival, rassegna, kermesse, nasce qualche incertezza. Come salvare Taste Dining Festival, per anni appuntamento fisso dove i ristoranti di qualità facevano assaggiare le ultime creazioni ai (tanti) milanesi gourmet? Inventandosi un altro format. In pratica, se il milanese non va al festival, il festival arriva a casa.
Dicono Silvia e Mauro Dorigo, fondatori di Beits Events, che organizza l’iniziativa (con Diners Club Italia) valida fino al 16 luglio: «La buona cucina ha bisogno di portare a casa non solo cibo, ma un pizzico dell’esperienza che sperimentiamo nei ristoranti. Grazie alla nostra piattaforma Dine Up, aiutiamo i ristoratori a ripartire e il pubblico a sentirsi a proprio agio, come quando va fuori a cena. Dopo mesi di lockdown e tentativi di cucina casalinga, c’è voglia di tornare a gustare piatti di alto livello. Chi aderisce riceve un menu speciale in quattro portate, al prezzo dai 45 ai 90 euro, calmierato rispetto agli scontrini normali. In più, visto che Taste vuole diffondere la cultura del cibo, ci sono i video dei ristoratori».
Al Taste Dining Festival partecipano venti conosciutissimi ristoranti milanesi (indirizzi sul sito www.tastefestivalsitalia.com/dining-festival), una lista che in ordine alfabetico apre con Aimo e
Nadia, simbolo della più blasonata cucina italiana, e chiude con Wicky’s Innovative Japanese Cuisine. C’è da ingolosirsi a scegliere i menu. Per esempio: Stefano Cerveni di Terrazza Triennale propone burrata, ostriche Amelie e polvere di caviale, spaghetti di Gragnano, mazzancolle e ricci di mare, Sacher estiva; Elio Sironi di Ceresio 7 ricciola tostata, panzanella e saor di ortaggi, plin di parmigiana, burrata, olive e fonduta di Carmagnola, astice alla bottarga, fagiolini, pastinaca e capperi, tiramisù. Si dirà: alla fine si tratta di cibo consegnato a casa. Sappiamo che a volte — non è il caso di celebri ristoranti che ormai da mesi organizzano le consegne in proprio — arriva con packaging discutibile e misure di sicurezza approssimative. «Pericolo che non corriamo», dicono i Dorigo. «Il menu scelto arriva in una sorta di bento box in legno di pioppo francese, una cappelliera personalizzata dai ristoranti. È divisa in quattro parti da un separatore alimentare, si può riutilizzare e conservare. Una flotta dedicata di autisti in mascherina, camicia bianca e pantaloni neri è addetta alle consegne. Abbiamo scoperto che spesso le coppie ordinano due menu di ristoranti diversi, proprio come avrebbero fatto dal vivo nei festival, per assaggiare le varie proposte».
È presto per dire se la cappelliera in legno, una novità nel delivery del cibo, darà origine a una collezione, come succede dal 1964 con i Piatti del Buon Ricordo. Nel video degli chef, ai quali si accede con un link comunicato al cliente, nessuna concessione alle vanità da star, ma i consigli di abbinamento del vino e il racconto del menu ordinato, rito che al ristorante è compito del personale di sala.