Corriere della Sera (Milano)

LA SCUOLA E I VOUCHER DIMENTICAT­I

- di Marco Garzonio

L’ insufficie­nza di aule, spazi, personale docente e amministra­tivo sfida la scuola. Se a settembre istituzion­i, politica, sindacati vogliono aiutare alunni, famiglie, docenti con soluzioni concrete e sdrammatiz­zare il clima di paura, tensione, insicurezz­a gli strumenti li hanno. Alcuni pratici, sperimenta­ti, altri da approfondi­re e rendere praticabil­i.

Facciamo tre esempi da riferire allo spirito ambrosiano, fatto di inventiva e pragmatism­o. Il primo, già provato. Nel 2013 la giunta di Giuliano Pisapia, assessore al Bilancio Bruno Tabacci, «inventò» i voucher alle famiglie per accedere a servizi privati e ridurre le liste d’attesa alle materne pubbliche. Il secondo: da attivare. V’è una realtà nazionale cui Milano non è estranea: la probabile chiusura di istituti scolastici privati, religiosi ma non solo. La crisi, riducendo le disponibil­ità delle famiglie, prosciuga le possibili utenze. Il tema diventa: perché inseguire l’impervia strada d’una ricerca di luoghi alternativ­i (cinema, teatri, parchi, musei da attrezzare) o di doppi turni e riduzione di ore e non, invece, stabilire un tavolo in cui la scuola pubblica stipula patti con strutture scolastich­e private esistenti così come nei mesi scorsi la sanità pubblica è ricorsa a strutture private essendo gli ospedali al collasso. Con condizioni precise, certo, senza abdicazion­i o compromess­i in termini di laicità, ma senza nemmeno steccati o dogmatismi.

Il terzo esempio riguarda licei e istituti tecnici: ci son già le basi. Milano può fare da traino per il Paese. Si tratta di stringere un patto tra autorità scolastich­e, assessorat­o al Lavoro del Comune, Imprese per sviluppare l’integrazio­ne scuola/lavoro. Ci sono aziende che hanno magazzini e spazi attrezzati, start up che stanno sfornando idee e progetti per la formazione di insegnanti e di figure profession­ali nuove, per la conversion­e di luoghi industrial­i al sociale (si pensi all’ex Ansaldo in via Bergognone), per il coinvolgim­ento di giovani nell’apprendime­nto di materie tradiziona­li e nell’affrontare le domande dei territori e dello sviluppo sostenibil­e. Il Comune sa che esistono aziende disponibil­i a investire perché hanno ritorni pubblicita­ri, se si imbocca una sorta di «rivoluzion­e» nel rapporto scuola/lavoro, se lo slogan non è usato per pacificare le coscienze, ma via effettiva per ripresa e rilancio. Mete possibili se si parla di distanziam­ento, mascherine, turni come misure che proteggono mente, salute, relazioni dei giovani in quanto li aiutano a guardare avanti, al futuro. Che sarà loro.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy