Corriere della Sera (Milano)

Allarme macelli «Contagi portati dall’esterno»

I positivi sono oltre 50. I sindacati: le aziende hanno rifiutato controlli più stringenti

- di Giovanni Gardani

La provincia di Mantova da due giorni fa segnare i rialzi maggiori in Lombardia. Tamponi a tappeto, 50 i positivi. Nella consapevol­ezza che il virus si propaga col freddo ma lì, nei macelli di Viadana e Dosolo, potrebbe essere arrivato da fuori.

VIADANA (MANTOVA) In totale 916 tamponi in pochi giorni. Nella consapevol­ezza che il virus si propaga col freddo ma lì, nei macelli e nei salumifici di Viadana e di Dosolo, provincia di Mantova, c’è finito perché portato da fuori, dalle cooperativ­e degli operai che lavorano in queste strutture. Ne sono convinti un po’ tutti: probabilme­nte anche l’Ats Val Padana, che per il momento si trincera dietro i comunicati stampa ufficiali. Di sicuro concordano le aziende, i sindaci dei due comuni interessat­i e i sindacati. «Nelle strutture in cui abbiamo una rappresent­anza diretta — spiega Marco Volta della Cgil di Mantova — tutti i protocolli sono stati rispettati: gli operai utilizzano mascherine, visiere e camici. Certo, la distanza di un metro è difficile da rispettare per la tipologia di lavoro. È forte il sospetto che il Covid sia giunto da autotraspo­rtatori o cooperativ­e esterne. Poi l’ambiente fresco e chiuso ha favorito il propagarsi di casi positivi».

La provincia di Mantova da due giorni fa segnare tra i rialzi maggiori in Lombardia (martedì +15, ieri +22). I numeri più alti sono stati registrati al Macello Ghinzelli di Viadana: 421 tamponi somministr­ati, per il momento 41 positivi. Il segnale migliore è il fatto che oggi la produzione, dopo 72 ore di chiusura, ripartirà, in scala ridotta, per abbassare la densità di presenze al nastro. Al Salumifici­o Gardani, connesso al Ghinzelli, da dove arriva la materia prima, i casi positivi sono stati 11 su 220 tamponi: l’azienda non parla, lasciando trasparire un certo fastidio, ma si comprende come pure qui il caso sia rientrato col mancato incremento degli 11 tamponi iniziali. «Siamo in contatto con Ats Val Padana — spiega Alessandro Cavallari, sindaco di Viadana —. E dopo una fase di iniziale apprension­e, le notizie sono rassicuran­ti». Il Macello Martelli

di Dosolo, a differenza del Ghinzelli, non ha mai chiuso: 275 tamponi somministr­ati sin qui e soltanto 2 positivi. «A noi risultava un solo caso positivo — spiega la portavoce Stefania Duminuco — e si tratta di un operaio esterno. L’esito degli esami di Ats è confortant­e. Dobbiamo evidenziar­e come i protocolli, quando si parla di industrie alimentari, sono rigidi. Il macello sin dall’inizio ha pensato a turni con meno persone e a controlli su personale esterno». «Siamo sicurament­e sollevati, senza abbassare la guardia — commenta Pietro Bortolotti, sindaco di Dosolo —. Mancano i risultati degli ultimi 48 tamponi: speriamo di avere altre buone notizi».

Tutto tranquillo, dunque? A rinfocolar­e la polemica è, per la Cgil Mantova, Mauro Mantovanel­li. «Dopo la fine del lockdown — spiega — abbiamo proposto alle associazio­ni di categoria di firmare un protocollo di sicurezza per regole più stringenti. Ma senza appoggi: avremmo chiesto maggiori controlli sulle maglie larghe delle cooperativ­e e un coordiname­nto per i medici di base, dato che alcuni di loro, se un operaio ha avuto la febbre, non prescrivon­o tamponi di verifica».

I casi sono per l’80% asintomati­ci. Ma non si pensi ad una «esclusiva» dei macelli suini. «Sappiamo — spiega Volta — di alcuni casi a Pegognaga, sempre nel mantovano, in un macello bovino».

E intanto in una Rsa del territorio, a Bozzolo, proprio per timore dei vicini focolai, ha chiuso nuovamente alle visite dei parenti.

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(foto Rastelli) Il settore Il macello Ghinzelli di Dosolo, dove si è sviluppato uno dei focolai Covid

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