«Ci siamo scoperti solidali»
Severgnini e le rivelazioni di questa strana primavera
«Il coronavirus ha cambiato non solo le persone, ma anche Milano, una città che amo. Questo spettacolo è dedicato a lei». Beppe Severgnini torna in scena in veste di autore-attore con «Una stranissima primavera», una serata di racconti, poesie e canzoni per riflettere su ciò abbiamo vissuto in questi mesi di pandemia. Al fianco del giornalista l’attrice Marta Rizzi con due poesie di Luciano Erba e Vittorio Sereni, e il musicista doc Carlo Fava sul palco con sette canzoni tra cui la sua nuovissima «Lockdown the instant song».
Lo spettacolo è una sorta di cronaca poetico-musicale nel quale i temi, dalla sanità lombarda allo smartworking, si alternano intrecciando linguaggi differenti. «Nessun diario ai tempi del Covid — sottolinea Severgnini — piuttosto una riflessione su ciò che è accaduto e su quanto siamo cambiati». Con un tono lontano da analisi politiche («lo faccio già sul “Corriere” e in tv»), l’autore ragiona quindi sulla nostra «stranissima primavera» e sulle reazioni avute dagli italiani durante la grave emergenza che ha colpito la nostra regione. «In questi mesi ho sentito, come ha registrato il sindaco Sala e tanti cittadini, una spiacevole sensazione, una sorta di “vi sta bene” in risposta a cinque anni in cui la città andava a gonfie vele».
Tra i momenti più divertenti della serata, la riflessione su tecnologia e smartworking: «in Italia in tre mesi si è fatto ciò che normalmente si fa in tre anni, ma ora si corre il rischio opposto, stiamo all’erta: lavorare insieme agli altri è importante».
E la conversazione si dirige sui nostri cambiamenti interiori. «Come in ogni grande crisi, anche il coronavirus è una macchina della verità: qui parliamo delle ricadute psicologiche che hanno colpito chi è stato solo, ma anche della capacità di essere solidali, le nostre reti sociali in America se le scordano. Tra le cose che abbiamo imparato in questo periodo c’è anche l’amicizia, una parola che si utilizzava troppo in fretta. Ora basta guardare le nostre chat da febbraio a maggio per capire chi c’è davvero: non c’è niente di male a eliminare il superfluo, è un comportamento utile e fisiologico».
Tra le varie «rivelazioni», Beppe Severgnini ne aggiunge una di costume: «credo che gli italiani abbiano scoperto di essere più seri di quanto in realtà vogliano ammettere, forse temono soltanto che dicendolo ci si rovini la reputazione».
E infine, nella speranza che questa indimenticabile e «stranissima primavera» non si ripresenti in versione autunnale («Non sarebbe accettabile farsi trovare impreparati») una domanda sul cambiamento delle nostre priorità: «Non so se abbiamo capito veramente quali sono le cose importanti, non so se siamo andati avanti, ma certamente non siamo andati indietro. Da un punto di vista economico, invece, la questione è chiara. Finora il Governo se l’è cavata, ma ora gli Stati Generali non devono diventare “generici”. Non si può prendere tempo mentre i contratti di lavoro saltano, non si possono declinare le responsabilità perché poi sappiamo bene che da noi, come del resto in ogni Paese, c’è sempre qualcuno pronto politicamente a cavalcare l’onda della rabbia e dello scontento».