«Uno sfregio» Petizione contro «i casermoni»
Non sono ancora stati realizzati, ma hanno già un nome: «i casermoni» (sotto, nella foto). Tre edifici da nove e dieci piani che dovrebbero sorgere sull’area dell’ex Feltrificio Scotti, lungo viale Cesare Battisti, a 500 metri da Villa Reale. Un progetto da 30 mila metri cubi di nuove costruzioni che in pochi giorni ha portato alla nascita di un comitato residenti e ad una petizione online che ha già raccolto mille firme. «I documenti per l’avvio della Valutazione Ambientale Strategica — spiega Antonella Gaddi, portavoce del comitato residenti — ci hanno allarmato per quelle tre torri che non potranno che avere un forte impatto su un’area di pregio». Quello presentato in Comune dalla proprietà (la Fondazione De Ponti di Como) è un progetto di recupero totalmente diverso rispetto a quello firmato dell’ex sindaco Michele Faglia che era già stato approvato dalla passata amministrazione di centrosinistra. «Avevamo contestato anche il primo progetto — spiega Giorgio Majoli di Legambiente e portavoce dei comitati Stop al cemento —. Tutto il viale è sottoposto dal 1965 al vincolo della Soprintendenza. Anche se le tre torri sono state previste oltre i 100 metri della fascia di rispetto, sarà impossibile che passino inosservate». Oltre ai tre edifici residenziali da 140 appartamenti, saranno recuperati due ville storiche presenti nell’area. Villa Azzurra sarà trasformata in appartamenti di pregio, mentre l’ex casa delle aste, sede degli uffici del Feltrificio, diventerà una scuola civica di musica. Attaccata dal comitato e dal gruppo consigliare Pd, l’assessore all’Urbanistica Martina Sassoli difende il progetto: «Si tratta di un lavoro condiviso dalla proprietà e dalla Soprintendenza. La disposizione degli edifici ricorda proprio Villa Reale, mentre salire in altezza ci ha permesso di recuperare spazi verdi. Le costruzioni saranno strutture leggere». Parole che non convincono i residenti che avranno tempo fino al 28 luglio per presentare proposte: «Questo progetto è uno sfregio al patrimonio storico e paesistico della città», conclude Gaddi.