Mobilità e servizi: agenda dal basso in 3 mila richieste
Idee al Comune. «Monopattini, no allo stop»
Una città «lenta» e verde, ricca di Zone 30, piste ciclabili e parchi, una capitale economica che tornerà a «fatturare» puntando sullo smart working. È la Milano post Covid immaginata dai suoi abitanti. Intanto le app di monopattini, dopo la sentenza del Tar, chiedono al Comune di non bloccare il servizio.
Una città «lenta» e verde, con un trama urbana di zone 30, piste ciclabili e micro-parchi, una capitale economica che tornerà certamente a «fatturare», ma scommettendo ancora sullo smart working (a dispetto dei recenti richiami del sindaco Beppe Sala) e su nuovi ritmi e qualità della vita. La Milano post-Covid, o almeno la Milano immaginata dai suoi abitanti,dovrà essere a grandi linee così.
Quasi tremila le proposte arrivate al portale del Comune, in poco più d’un mese, per l’inizativa di consultazione popolare voluta dall’assessore alla Partecipazione Lorenzo Lipparini. La richiesta più gettonata? Proprio quella relativa all’ampliamento della rete di piste ciclabili, seguita dall’esigenza di proseguire con lo smart working. Molto sentito anche il desiderio di nuove zone pedonali, della riapertura in sicurezza delle scuole, del rilancio dei negozi di quartiere. «Le questioni relative alla mobilità dolce e al verde sono le più popolari», conferma l’assessore Lipparini, che promette che questa messe di dati orienterà le prossime scelte dell’amministrazione: «Vogliamo senz’altro aumentare le iniziative di ascolto della città per creare un percorso pubblico di partecipazione».
I milanesi sognano una città decisamente più «green» e l’indicazione che arriva dalla consultazione in questo senso è chiarissima. Anche se poi su certi temi le opinioni si polarizzano. Sui parcheggi, per esempio: c’è chi ne chiede la riduzione per far posto a pedoni, bici e tavolini e chi invece ne raccomanda la salvaguardia. Oppure su Area B: sono in maggioranza le richieste di riattivare al più presto la misura antismog, ma c’è anche chi immagina che la Milano dei prossimi mesi, a rischio di una seconda ondata pandemica, non debba penalizzare il traffico privato. Sentitissimo, come è ovvio, il tema dell scuola, con le richieste, su tutte, di scaglionare le lezioni su diversi turni e di programmare l’attivita didattica anche al di fuori dalle aule. Sul tema lavoro, da segnalare la proposta di reimpiegare i disoccupati per la cura dei luoghi pubblici. Eccola, la questione-regina: gli spazi urbani. Più di venti le domande per istituire nuove Zone 30 e altrettante per indicare nuove aree da pedonalizzare. Dal centro alla periferia, dalle zone del degrado a quelle della movida. Dal Gratosoglio a viale Monte Nero, da Rogoredo a via Marghera, viale Pasubio, via Piero della Francesca. E
poi il desiderio di nuovi parchi, nuovo verde urbano. L’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran fa il punto. «Stiamo andando avanti col piano di piazze aperte. Via Pacini è in corso di realizzazione e a breve partiremo con piazzale Ferrara, al Corvetto. Anche in piazza d’Armi arriveranno importanti novità, che andranno in direzione delle richieste dei cittadini e dei comitati. Proprio lì vicino intanto, al “Fossone”, è stata riportata dopo anni l’acqua con un laghetto di 8mila metri quadrati», racconta Maran.
Infine, due «sogni» metropolitani, uno destinato a rimanere tale, l’altro no. Anche «Milano 2020-Strategia di adattamento» conferma che molti milanesi continuano a desiderare la riapertura dei Navigli, suggestione ormai abbandonata dal Comune per esigenze di cassa. Altri insistono invece nel chiedere il divieto assoluto di fumo alle fermate del tram. Almeno loro, col nuovo anno, saranno accontentati: la delibera è già stata approvata dalla giunta e arriverà a breve in Consiglio.