Una «bomba» al bancomat Poi la fuga nel campo rom
Rapinatori spariti, i carabinieri trovano 63 mila euro
È finita dentro il campo nomadi di Muggiano la fuga di una banda di rapinatori che venerdì notte ha assaltato un bancomat a Corsico. I carabinieri (dopo aver sentito il boato, mentre erano di pattuglia) hanno seguito un’auto, una Opel «Meriva», agganciata subito dopo la deflagrazione. Una seconda macchina è riuscita a fuggire. I ladri sono riusciti a raggiungere il campo e sono scappati a piedi. A quel punto però i carabinieri sono riusciti a recuperare alcune cassette di metallo che contenevano 63 mila euro (l’intero bottino). Il bancomat a Corsico, con tutta probabilità, era stato fatto saltare con l’acetilene, un gas molto infiammabile. I ladri non sono riusciti a portare via la cassaforte, che è stata pesantemente danneggiata.
Sono esplosioni che svegliano interi quartieri. «Bombe» da rapinatori. L’acetilene (un gas estremamente infiammabile) a saturare lo sportello. L’innesco (procedura molto pericolosa). La deflagrazione. Il recupero delle cassette o della cassaforte dal bancomat sventrato: e la fuga. La rapidità è tutto per i rapinatori.
Ma in quell’intervallo di tempo molto ristretto, l’altra notte, i carabinieri del Radiomobile sono riusciti ad agganciare i banditi in fuga: i militari erano di pattuglia, hanno sentito il rimbombo, hanno capito d’istinto il possibile obiettivo, hanno puntato viale Liberazione, a Corsico, e hanno visto che la filiale Ubi banca era stata attaccata e due macchine stavano scappando. Una Volkswagen Golf con un lampeggiante blu simile a quelli usati dalle forze dell’ordine e una Opel Meriva. Hanno scelto e seguito la seconda. L’inseguimento è iniziato in quel momento ed è durato una decina di minuti.
Non sono molte le batterie in grado di assaltare i bancomat. Attività criminali rischiose. Molto specialistiche (ma in media anche molto più redditizie rispetto alle rapine in banca «classiche», ormai molto più rare per i sistemi di sicurezza degli istituti). Una scuola storica dell’assalto ai bancomat è quella dei «bolognesi», che si muovono in tutto il Nord Italia e che proprio qualche mese fa sono stati al centro di un’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di via Moscova, che hanno arrestato capi, «colonnelli» e gregari di quei gruppi. I «bolognesi» usano di solito la «marmotta», un vero e proprio ordigno con una forma studiata per essere inserita negli sportelli. La tecnica dell’acetilene è invece utilizzata soprattutto dalle bande di etnia rom.
E infatti l’altra notte la pattuglia del Radiomobile della compagnia di Corsico insegue la Opel «Meriva» per 4-5 chilometri in tutto il quadrante Ovest di Milano, fino a che l’auto passa la tangenziale e s’infila nel campo nomadi di Muggiano, dove gli uomini che erano a bordo scendono e si disperdono. A quel punto la prima «gazzella» viene però raggiunta anche dai carabinieri del Radiomobile di Milano e insieme perquisiscono la macchina. All’interno trovano alcune cassette in metallo (prese dal bancomat distrutto) che contengono 63 mila euro in banconote da 50. Nel bagagliaio in militari recuperano anche altro materiale da assalto: una bombola di gas e un innesco elettronico con alcuni tubi (come quello impiegato per provocare l’esplosione).
Altri carabinieri tornano infine alla filiale Ubi banca di Corsico e verificano che la cassaforte, pur se pesantemente danneggiata, è ancora nella sua posizione. I ladri avevano portato via soltanto le cassette con i 63 mila euro che sono stati poi recuperati a Muggiano.