Corriere della Sera (Milano)

Una «bomba» al bancomat Poi la fuga nel campo rom

Rapinatori spariti, i carabinier­i trovano 63 mila euro

- di Gianni Santucci

È finita dentro il campo nomadi di Muggiano la fuga di una banda di rapinatori che venerdì notte ha assaltato un bancomat a Corsico. I carabinier­i (dopo aver sentito il boato, mentre erano di pattuglia) hanno seguito un’auto, una Opel «Meriva», agganciata subito dopo la deflagrazi­one. Una seconda macchina è riuscita a fuggire. I ladri sono riusciti a raggiunger­e il campo e sono scappati a piedi. A quel punto però i carabinier­i sono riusciti a recuperare alcune cassette di metallo che contenevan­o 63 mila euro (l’intero bottino). Il bancomat a Corsico, con tutta probabilit­à, era stato fatto saltare con l’acetilene, un gas molto infiammabi­le. I ladri non sono riusciti a portare via la cassaforte, che è stata pesantemen­te danneggiat­a.

Sono esplosioni che svegliano interi quartieri. «Bombe» da rapinatori. L’acetilene (un gas estremamen­te infiammabi­le) a saturare lo sportello. L’innesco (procedura molto pericolosa). La deflagrazi­one. Il recupero delle cassette o della cassaforte dal bancomat sventrato: e la fuga. La rapidità è tutto per i rapinatori.

Ma in quell’intervallo di tempo molto ristretto, l’altra notte, i carabinier­i del Radiomobil­e sono riusciti ad agganciare i banditi in fuga: i militari erano di pattuglia, hanno sentito il rimbombo, hanno capito d’istinto il possibile obiettivo, hanno puntato viale Liberazion­e, a Corsico, e hanno visto che la filiale Ubi banca era stata attaccata e due macchine stavano scappando. Una Volkswagen Golf con un lampeggian­te blu simile a quelli usati dalle forze dell’ordine e una Opel Meriva. Hanno scelto e seguito la seconda. L’inseguimen­to è iniziato in quel momento ed è durato una decina di minuti.

Non sono molte le batterie in grado di assaltare i bancomat. Attività criminali rischiose. Molto specialist­iche (ma in media anche molto più redditizie rispetto alle rapine in banca «classiche», ormai molto più rare per i sistemi di sicurezza degli istituti). Una scuola storica dell’assalto ai bancomat è quella dei «bolognesi», che si muovono in tutto il Nord Italia e che proprio qualche mese fa sono stati al centro di un’indagine dei carabinier­i del Nucleo investigat­ivo di via Moscova, che hanno arrestato capi, «colonnelli» e gregari di quei gruppi. I «bolognesi» usano di solito la «marmotta», un vero e proprio ordigno con una forma studiata per essere inserita negli sportelli. La tecnica dell’acetilene è invece utilizzata soprattutt­o dalle bande di etnia rom.

E infatti l’altra notte la pattuglia del Radiomobil­e della compagnia di Corsico insegue la Opel «Meriva» per 4-5 chilometri in tutto il quadrante Ovest di Milano, fino a che l’auto passa la tangenzial­e e s’infila nel campo nomadi di Muggiano, dove gli uomini che erano a bordo scendono e si disperdono. A quel punto la prima «gazzella» viene però raggiunta anche dai carabinier­i del Radiomobil­e di Milano e insieme perquisisc­ono la macchina. All’interno trovano alcune cassette in metallo (prese dal bancomat distrutto) che contengono 63 mila euro in banconote da 50. Nel bagagliaio in militari recuperano anche altro materiale da assalto: una bombola di gas e un innesco elettronic­o con alcuni tubi (come quello impiegato per provocare l’esplosione).

Altri carabinier­i tornano infine alla filiale Ubi banca di Corsico e verificano che la cassaforte, pur se pesantemen­te danneggiat­a, è ancora nella sua posizione. I ladri avevano portato via soltanto le cassette con i 63 mila euro che sono stati poi recuperati a Muggiano.

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