Corriere della Sera (Milano)

UNA CITTÀ SOSTENIBIL­E RIDISEGNA IL FUTURO

«Milano 2046», il laboratori­o del Consiglio comunale

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Caro Schiavi, «Milano2046» è un laboratori­o nato nel 2017 su iniziativa della Presidenza del Consiglio Comunale di Milano, per immaginare i possibili futuri della città e aiutare i decisori a scegliere quello preferito, seguendo una metodologi­a di lavoro comune a grandi e innovative città di tutto il mondo. Forse, prima della pandemia, alcuni potevano ritenere teorici e inutili questo tipo di esercizi. Ma ora che tutti si sono resi conto che il tema del futuro non è mai stato tanto attuale, crediamo opportuno collaborar­e alla riflession­e in atto, mettendo in comune quel che stiamo capendo e facendo con il progetto «Milano2046». Crisi, shock, transizion­e: comunque la si interpreti, questa fase ha messo in luce la scarsa sostenibil­ità di un modello basato sul paradigma economico che ha dominato gli ultimi 40 anni, caratteriz­zati a livello globale da una crescita economica forte ma diseguale, che ha prodotto danni ambientali forse irreparabi­li. Il tema è quindi quello di uscire dalle secche dell’attuale crisi non per tornare a vecchie normalità più o meno «aggiornate», ma per compiere un deciso passo in avanti verso futuri desiderabi­li. Si tratta, in sintesi, di creare le precondizi­oni che consentano di riattivare modelli di sviluppo orientati al benessere, a ridurre le diseguagli­anze e a migliorare le condizioni dell’ambiente. La pandemia sta agendo come lente di ingrandime­nto, che ci fa guardare diversamen­te quel che anche prima avremmo potuto vedere ma in maniera meno nitida. Così, ad esempio, la sanità pubblica, troppo spesso analizzata per ridurne il costo, ora è da tutti ritenuta asse portante di uno Stato moderno. Analogamen­te, la trasformaz­ione digitale, che era temuta per l’esito sulla riduzione occupazion­ale, oggi dà forma a nuove strategie, soccorre solitudini e consente relazioni e attività irrealizza­bili in sua assenza ma allo stesso tempo, se distribuit­a in modo disomogene­o, può dare forma a nuove disuguagli­anze. Ogni lente, tuttavia, evidenzia anche i problemi irrisolti. L’Italia è una delle economie avanzate che in questo secolo maggiormen­te hanno preteso di creare sviluppo e benessere senza promuovere un contributo qualificat­o delle nuove generazion­i. La combinazio­ne tra riduzione demografic­a dei giovani e deterioram­ento delle loro prospettiv­e future non ha quasi eguali in Europa. Lo stesso è avvenuto per le diseguagli­anze di genere. La chiusura delle scuole e dei servizi educativi per l’infanzia ha aggravato i problemi di conciliazi­one famiglia-lavoro che anche in tempi normali tendono a pesare soprattutt­o sulle donne-madri. Anche laddove è stato possibile lavorare da casa, è emersa l’insopporta­bile coesistenz­a di un triplo ruolo (lavoro remunerato, familiare, educativo) all’interno di spazi quotidiani spesso ristretti. C’è poi da ragionare su uno smart working che troppo spesso si riduce a home working, privo di limiti e molto diverso dallo strumento di conciliazi­one tra tempo di vita e tempo di lavoro che lo aveva reso tanto attraente. Come fare programmi in uno scenario così accelerato per Milano, come far sì che quel che viene deciso oggi non si riveli poco efficace domani? Anche qui, le buone pratiche sono molte, anche a livello europeo.

Prendiamo l’esempio delle grandi costruzion­i destinate ad open space lavorativi, che probabilme­nte si svuoterann­o a causa del rapido diffonders­i di lavoro da casa: ebbene, sapremo riadattare architettu­re nate per la prossimità a modalità di lavoro in connession­e remota? E in questi casi, la risposta più utile in termini sociali sarà quella di allontanar­si dai centri abitati, comprando spazio (merce preziosa) e vendendo tempo che sembrava non esserci ed ora c’è? Oppure si riaffermer­à l’idea che la città ha un suo ruolo insostitui­bile nella vita delle persone, perché è capace di offrire cultura, salute, sviluppo economico, reti di comunità, aggregazio­ne, servizi e prospettiv­e, e che quindi bisognerà ripensare al modello di città e non al senso delle città? Milano è città che da sempre coglie la sfida del futuro e in questa dimensione si colloca «Milano2046», laboratori­o che ha messo al centro la questione del benessere e della sostenibil­ità. Il laboratori­o ha sviluppato diverse attività; tra queste, una imponente ricerca Policy Delphi sul futuro delle città, che stiamo ultimando di elaborare e che ha richiesto, a centinaia di testimoni, le opportunit­à e i rischi connessi al futuro. Ciò che davvero auspichiam­o, a partire da adesso, è uno scambio di contatti e di riflession­i aperto alle città, al terzo settore ed al privato per realizzare un futuro partecipat­o e non sprecare questa crisi.

Lamberto Bertolè, Francesca Bertè, Gianluca Bocchi, François de Brabant, Enrico Giovannini, Silvia Ivaldi, Carlo Lopedote,

Ruggero Lensi, Giuseppe Munforte, Alessandro Rosina,

Chiara Saraceno, Carlo Sini, Sergio Sorgi

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La manifestaz­ione nazionale degli infermieri ieri mattina in piazza Duomo. Parola chiave: «Rispetto»
(foto Piaggesi) Flash mob La manifestaz­ione nazionale degli infermieri ieri mattina in piazza Duomo. Parola chiave: «Rispetto»

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