LA STORIA CAPOVOLTA NELLE CODE DEI TAXI
«L’altro giorno ho preso un taxi», scrive la lettrice Linda Sartori, «il primo dopo molti mesi, e il tassista mi ha detto che se a settembre la situazione non fosse cambiata sarebbe stato costretto ad andare a rubare per mantenere la famiglia. Arrivati a destinazione (in Centrale) intorno alle 14, ho sentito i suoi colleghi in lunghissima fila d’attesa che, scherzando, ma non troppo, gli gridavano: «Quanto fino a ora?». Lui ha detto: «Venti». «Io diciotto», gli ha risposto quello. È chiaro che parlavano dell’incasso raggranellato in oltre mezza giornata di lavoro. La crisi da Coronavirus per i tassisti è stata micidiale. Devo però aggiungere che per trovare un taxi quel giorno ho dovuto andare a piedi con la valigia fino a un posteggio perché il radiotaxi mi aveva tenuto al telefono troppo a lungo con un «non riagganciare per non perdere la precedenza». Dopo seisette minuti ho mollato e mi sono precipitata in strada avendo calcolato tempi molto stretti convinta com’ero di trovare in brevissimo un taxi al telefono. Certe domeniche, verso sera, fino a febbraio scorso, in Centrale si allungava la coda di viaggiatori in attesa di un’auto bianca, miraggio che arrivava con il contagocce, tanto che c’era chi, esausto e indispettito, abbandonava la fila per avviarsi verso tram e metro. E si sprecavano i commenti sul disdicevole biglietto da visita che Milano, grande capitale, offriva al visitatore, straniero in particolare. Adesso abbiamo interminabili file di taxi in tutti i posteggi. In piazza Duomo la coda fa un doppio anello, in Centrale quasi ostruisce la strada di fianco alla stazione. Mancano i turisti, mancano i viaggiatori e i milanesi, chissà, hanno paura. Magari anche i monopattini sottraggono clienti? La categoria dei tassisti soffre come poche altre. Assieme ai negozi morti o semimorti, pieni di offerte speciali e supersconti, assieme ai locali che non riaprono, sono le lunghe doppie file di auto bianche che con più efficacia ci informano sulla gravità della crisi nella nostra città. Quanto al radiotaxi che non risponde in velocità, non è escluso che, in previsione dello scarso lavoro, al centralino sia stato — altro mortifero effetto del virus — ridotto il personale.