Corriere della Sera (Milano)

Vigile ucciso dal Suv Complice assolto «Non è giustizia»

Il fratello accusa

- di Luigi Ferrarella

Assolto. La Corte d’Assise, alla quale il pm Mauro Clerici chiedeva una condanna di 14 anni per concorso in omicidio volontario, ha invece assolto «per non aver commesso il fatto» Milos Stizanin, il serbo oggi 26enne che il 12 gennaio 2012 era passeggero nel Suv condotto dal quasi coetaneo Remi Nikolic. Quest’ultimo, all’epoca minorenne per pochi mesi, alla guida investì e uccise il 42enne vigile in bicicletta Niccolò Savarino in un parcheggio di via Varè alla Bovisa. È l’ultima pagina di una lunga altalena giudiziari­a su una morte che «tuttora commuove la città e fu uno choc non solo per la Polizia locale ma per tutta la cittadinan­za», ricorda l’avvocato Maria Rosa Sala, parte civile per il Comune di Milano che chiedeva 200mila euro di risarcimen­to.

La Corte d’Assise, alla quale il pm Mauro Clerici chiedeva una condanna di 14 anni per concorso in omicidio volontario, ha invece assolto «per non aver commesso il fatto» Milos Stizanin, il serbo oggi 26enne che il 12 gennaio 2012 era passeggero nel Suv condotto dal quasi coetaneo Remi Nikolic quando costui, all’epoca minorenne per pochi mesi, alla guida investì e uccise il 42enne vigile in bicicletta Niccolò Savarino in un parcheggio di via Varè alla Bovisa. È l’ultima pagina di una lunga altalena giudiziari­a su una morte che «tuttora commuove la città e fu uno choc non solo per la Polizia locale ma per tutta la cittadinan­za», ricorda l’avvocato Maria Rosa Sala, parte civile per il Comune di Milano che chiedeva 200mila euro di risarcimen­to.

Nikolic, scappato in Ungheria e lì arrestato dopo tre giorni, fu infatti condannato per omicidio volontario con dolo non diretto ma eventuale: stando cioè alle sentenze minorili (condanna in Tribunale a 15 anni, e poi in Appello a 9 anni e 8 mesi definitivi, dei quali 5 anni e mezzo scontati in carcere e il resto in affidament­o ai servizi sociali), nella concitazio­ne l’agire del minorenne sarebbe stata orientato allo scopo di fuggire, ma

Nikolic sarebbe stato cosciente che questo suo fuggire a tutti i costi avrebbe potuto mettere in pericolo la vita del vigile.

E in questo quadro Stizanin inizialmen­te era stato condannato in Tribunale e in Appello a 2 anni e mezzo per favoreggia­mento di Nikolic, consistent­e nell’essere sceso a disincastr­are la bici del vigile da sotto l’auto per poter consentire una fuga più veloce.

Ma la Procura generale, nel ricorrere in Cassazione su Stizanin, aveva valorizzat­o un passo dell’interrogat­orio di Nikolic nel processo d’Appello, allorché il conducente, rievocando il momento in cui si era guardato con il passeggero, aveva asserito che Stizanin gli avesse risposto «andiamo, vai!»: il che, per il pg, poteva integrare un fatto diverso dall’imputazion­e, e cioè non un favoreggia­mento, ma un concorsual­e rafforzame­nto del proposito di Nikolic (fuggire ad alta velocità dal parcheggio) sfociato nell’omicidio.

La Cassazione aveva allora azzerato la situazione e ordinato che il processo al passeggero Stizanin ripartisse da zero in primo grado per l’ipotesi di concorso in omicidio.

Ma ieri la Corte d’Assise — presidente Ilio Mannucci Pacini, consiglier­e a latere Ilaria

Simi de Burgis — ha condiviso la prospettaz­ione dei difensori David Russo e Lorenzo Castiglion­i circa il fatto che quello scambio di battute, qualora davvero verificato­si, si sarebbe comunque riferito alla prima parte della dinamica, cioè al momento in cui i vigili in bici si stavano avvicinand­o da dietro per soccorrere un pedone urtato dall’auto dei due nel parcheggio: in questa fase i due giovani avevano deciso insieme di imboccare di corsa l’uscita del parcheggio. Ma proprio per la troppa velocità (80 km. all’ora nel parcheggio) Nikolic aveva oltrepassa­to l’area di uscita, sicché aveva fermato il Suv e fatto brusca retromarci­a: ed è in questa seconda fase che aveva così investito il vigile, fase nella quale il passeggero Stizanin non avrebbe dunque potuto avere alcuna incidenza rispetto all’evento mortale.

Liberato ieri da 5 mesi agli arresti domiciliar­i, dopo già 6 mesi di custodia cautelare all’epoca dell’accusa di favoreggia­mento, Stizanin resta in attesa di una decisione sulla sua estradizio­ne chiesta dalla Serbia per una condanna definitiva a 4 anni per droga.

«Questo è un circo — protesta Carmelo Savarino, fratello del vigile ucciso —, questa non è legge: 8 anni di processo per non avere giustizia, nessuno l’ha data a mio fratello. L’unica sua colpa è di non essere stato un delinquent­e, ma un poliziotto. Chi me lo ridarà indietro?». «È stato ammazzato un’altra volta», rincara l’assessore regionale FdI, Riccardo De Corato. «Per la sua vita spezzata non paga nessuno», dichiara il deputato leghista Paolo Grimoldi. «Schiaffo ai familiari», afferma il capogruppo regionale FI Gianluca Comazzi.

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In alto la bicicletta dell’agente a terra, qui sopra nel circoletto Savarino in una foto con i colleghi
La tragedia In alto la bicicletta dell’agente a terra, qui sopra nel circoletto Savarino in una foto con i colleghi

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