Nozze pane e formaggio Poi insieme da 76 anni
La coppia più longeva di Monza: pane e formaggio per il pranzo di nozze
Era l’estate del 1936. Rinaldo Duranti aveva ventuno anni, Giuseppina Villa 16. Fu un colpo di fulmine che li condusse all’altare nel 1944. Oggi, nella loro casa di Monza, gli sguardi sono ancora carichi d’intesa. Nando e Nuccia sono una coppia da record: 205 anni in due e 76 di matrimonio. La signora Giuseppina ha festeggiato il secolo il 23 maggio, mentre Rinaldo ha spento 105 candeline il 20 giugno.
MONZA Si sono conosciuti una domenica al parco. Era l’estate del 1936. Lui Rinaldo Duranti aveva ventuno anni, lei, Giuseppina Villa, solo 16. Fu un colpo di fulmine. Ottantaquattro anni dopo, seduti uno accanto all’altra nella loro casa all’ultimo piano di un signorile palazzo di Monza, si sfiorano le mani e il loro sguardo è pieno d’intesa e d’amore. Nando e Nuccia — così si chiamano tra loro — sono una coppia da record: 205 anni in due e 76 di matrimonio. La signora Giuseppina ha festeggiato il secolo il 23 maggio, mentre Rinaldo ha spento 105 candeline il 20 giugno. Sulla torta i nipoti hanno scritto «Prima coppia di Monza», ma c’è da scommettere che a poter raccontare una storia d’amore così longeva siano davvero pochissimi anche al di fuori dei confini lombardi.
«La prima volta che ci incontrammo — ricorda Giuseppina — gli dissi di essere più grande dei miei sedici anni, avevo paura che non mi considerasse». Timore ingiustificato perché quella ragazza alta, slanciata ed elegante aveva già colpito nel segno. «Organizzavamo i nostri incontro di nascosto — prosegue sul filo dei ricordi — in una Monza alla vigilia della seconda guerra mondiale con il palazzo del Comune appena costruito e la piazza del mercato bellissima con una grande fontana». La guerra li allontanò: Nando al fronte in Francia («Ricordo la fatica e il dolore di trasportare le barelle con i feriti»), lei a Monza ad aspettare con ansia le sue lettere. Al pensiero di quegli anni di paura ancora si commuove e gli stringe più forte la mano. Nando fu ferito ad un ginocchio da una scheggia, venne congedato e tornò a casa. Riprese il lavoro in Pirelli e, per una seconda volta, scampò alla morte quando il suo laboratorio fu colpito da una bomba e lui estratto vivo dall’ascensore. Fu allora che decise di sposare la donna che amava anche se dal cielo piovevano le bombe. «Ci siamo sposati il 10 aprile del 1944 nella parrocchia di San Carlo. All’uscita dalla chiesa sentimmo l’allarme delle sirene, scendemmo nel rifugio e brindammo con Vermouth e biscotti. Eravamo felici lo stesso». A ricordo di quel giorno, concluso con una cena di nozze a base di pane bianco e formaggio, c’è una foto che li ritrae come due principi: lui con i baffi alla moda del tempo, lei in un abito splendido confezionato da una amica. Seguirono gli anni del lavoro e della ricostruzione: «Ho sempre lavorato alla ditta Ratti che produceva mobili classici intarsiati — racconta Giuseppina —. Mi piaceva accogliere i clienti».
Settantasei anni dopo la loro casa racconta un vita piena di affetti e interessi: le foto dei fratelli di lei calciatori del Monza, i ritratti dei genitori sul comodino della stanza da letto, le immagini dei viaggi in giro per l’Europa fino in Russia, il balcone verde dove Rinaldo riproduce decine di piante grasse.
Le giornate trascorrono tra letture e cruciverba fino all’appuntamento delle 17 con i nipoti che sono i loro angeli custodi con il rito della partita a carte intorno al tavolo in sala. Nuccia non partecipa, si siede in poltrona, ogni tanto si alza e sfiora con una carezza Nando che gioca. Lo sguardo si posa sui quadri che decorano le pareti della sala: li ha dipinti Nando e ritraggono scorci del parco di Monza, il luogo del loro primo incontro.
Il primo incontro
Avevo 16 anni, lui 21 Barai sull’età, temevo mi considerasse troppo giovane. Fu un colpo di fulmine, non ci siamo più lasciati