Il piano Usca si è arenato: partite solo 10 unità su 65
Dalle 200 unità necessarie alle 55 effettive. Ridotte anche le visite
Un flop. Avrebbero dovuto essere duecento in tutta la Lombardia, 65 nell’Ats di Milano. Invece le Usca, ovvero le Unità speciali di continuità assistenziale, si sono fermate a quota 55 in regione. Tra Lodi e Milano, hanno totalizzato poco più di 1.800 visite in tre mesi. A conti fatti, appena una ventina al giorno di media. Il loro compito è quello di supportare i medici di famiglia nell’assistenza a domicilio dei malati di Covid-19: sono composte principalmente da guardie mediche.
Avrebbero dovuto essere 200 in tutta la Lombardia, 65 nell’Ats di Milano. Invece le Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, si sono fermate a quota 55. Tra Lodi e Milano hanno totalizzato circa 1.800 visite in tre mesi.
Le Usca hanno il compito di supportare i medici di famiglia nell’assistenza a domicilio dei malati di Covid-19. Sono composte da guardie mediche, dottori che frequentano il corso di formazione in Medicina generale o laureati in Medicina abilitati e iscritti all’ordine. L’atto di nascita di queste squadre è contenuto nel decreto legge del 9 marzo 2020, in piena emergenza coronavirus. Il provvedimento stabilisce che le regioni creino una Usca ogni 50 mila abisu tanti. Per i 10 milioni di lombardi servirebbero 200 squadre. Le prime ad entrare in servizio sono quelle di Bergamo, il 19 marzo. Dieci giorni dopo partono i team milanesi. Eppure, nonostante le migliaia di contagi in Lombardia e le richieste di aiuto dei medici di famiglia, il servizio finora non ha preso quota.
L’Ats di Milano in un report fa il punto dell’attività delle unità speciali. Nella prima settimana di aprile si contano otto sedi operative con due medici ciascuna. Da qui le guardie mediche partono per le visite dei sospetti casi covid segnalazione dei medici di famiglia o della continuità assistenziale. A Milano le basi sono in via Farini e all’ospedale San Carlo. Poi queste sedi vengono potenziate con altri due medici e dal 14 aprile si attiva il centro di via Orombelli. A quella data sono 628 le visite eseguite a casa dei malati, altri 264 pazienti sono stati assistiti via telefono. Le squadre arrivano a 25 componenti alla fine di aprile. Gli ulteriori rinforzi programmati però non si attivano a causa del calo di richieste di visite.
Le Usca vengono dirottate a sorvegliare i malati all’hotel
Michelangelo, oppure spedite a fare tamponi a domicilio. Ma anche così «è continuato il calo di attività che ha portato alla riduzione delle sedi e dei medici». In tre mesi sono dieci le basi attivate tra Lodi e Milano, 1.838 le visite effettuate, in media venti al giorno. Sui tempi di lavoro dei medici, va sottolineato, incidono le norme anti-contagio, con lunghe procedure per indossare e togliere i dispositivi di protezione prima e dopo ogni visita. In tutta la Lombardia si è arrivati a 55 unità, contro le 200 attese. È andata meglio in altre regioni: 81 le squadre in Emilia per 4,5 milioni di abitanti, 48 in Veneto (4,9 milioni di cittadini).
Numeri alla mano, il Pd regionale boccia la strategia del Pirellone. «La Lombardia — dice il consigliere Gian Antonio Girelli — ha dato all’emergenza una risposta esclusivamente ospedaliera. È stato un grave errore di sottovalutazione da parte di chi ci governa e la pandemia ha fatto emergere la grossa lacuna del nostro sistema sanitario: l’assenza di una medicina del territorio organizzata ed efficace. Inoltre la Regione, come dimostrano i dati, non ha mai creduto né investito nelle Usca. Il sistema sanitario va riscritto ripartendo dalla sanità del territorio».
L’assess0re alla Sanità Giulio Gallera ribatte: «Con i dieci milioni di euro previsti dal Decreto rilancio faremo assunzioni per arrivare a 200 Usca a fine anno. È scritto nella delibera che stiamo per portare in giunta». Ora sono cambiati i loro compiti: «Vengono utilizzate soprattutto per effettuare tamponi. Sono comunque molto utili per il rafforzamento della presenza territoriale. Nel piano che stiamo predisponendo ne definiamo le funzioni, compresa quella di telemonitoraggio e di supporto alle Ats e ai medici di famiglia». Ruoli diversi per un mutato scenario epidemico: ieri erano 111 i nuovi casi, tre i morti e tre i ricoverati in più.
In Regione
L’attacco del Pd: lacune nel sistema sanitario Gallera: utili per una presenza territoriale