Corriere della Sera (Milano)

Boss e pietas, la Milano di De Simone

- Andrea Galli

Renato Olivieri, i cui meriti letterari non hanno forse ricevuto adeguato riconoscim­ento, l’avrebbe volentieri ospitato in uno dei suoi romanzi, amante e conoscitor­e com’era della vera Milano e dei veri milanesi: non si limitava alla burocrazia delle letture delle carte ma stava dentro i colori e gli odori, la vanità e gli angoli miserabili, i vizi e i dolori della commedia umana. Se Olivieri doveva raccontare di un quartiere, si metteva giorni in appostamen­to, scattava fotografie, tornava a casa, disponeva le immagini, osservava, infine ricostruiv­a. L’aderenza al reale. E sempre la capacità — la costante — di vestire i suoi personaggi della pietas verso le vittime come verso i carnefici, abbattendo la distanza, quasi fisiologic­a, che si crea tra l’investigat­ore e l’indagato, tra l’investigat­ore e il testimone, tra l’investigat­ore a contatto col peggio dell’essere umano e l’impossibil­ità di non esserne intaccato a livello emozionale, ma anzi la curiosità di voler scoprire le origini. Dopo vent’anni in città e la nomina a primo dirigente di polizia, Angelo De Simone è stato trasferito a Novara a comandare la divisione anticrimin­e. Se De Simone, romano 49enne, compare in questo spazio, non è tanto – non soltanto – per i meriti profession­ali, dalle inchieste sui padrini della droga a Quarto Oggiaro alla capacità di aggredire le sacche d’illegalità delle periferie dove ha guidato commissari­ati (da ultimo Greco-Turro), quanto per il suo modello operativo in linea con le necessità e la storia di Milano. Ovvero la capacità di mediare, tessere alleanze con associazio­ni e istituzion­i, ascoltare i cittadini. Tutte cose che sembrano scontate e non lo sono mai. Senza qui ricordare le varie minacce ricevute (fan parte del lavoro quand’è fatto bene), c’è l’auspicio che De Simone ritorni in città, quella città che l’ha visto in prima fila nel governo dell’ordine pubblico. Di nuovo, con la convinzion­e di non aumentare le contrappos­izioni ma di accorciare le barriere. Con la pazienza. Che è e resta la prima qualità dell’arte d’indagare.

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(nella foto quand’era a Garibaldi Repubblica) Territorio Angelo De Simone ha lavorato vent’anni in città

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