Baiamonti, giù l’anfiteatro Nuovo scontro
Ancora tensione tra residenti e Palazzo Marino: logica del bulldozer. Al suo posto nel 2022 la Piramide-bis
In vista dei lavori, un blitz per rimuovere l’anfiteatro artigianale, con annesso palco per gli spettacoli degli artisti di strada, e poi le recinzioni e i lucchetti: spazio chiuso. Ancora Baiamonti. Un piazzale che divide da anni i residenti della zona. La protesta del comitato.
Un blitz per rimuovere l’anfitetratro, con annesso palco per gli spettacoli degli artisti di strada, e poi le recinzioni e i lucchetti: spazio chiuso. L’area va riconsegnata al Comune, perché lì dovrà nascere la «piramide-bis», la gemella minore di quella occupata ora dalla Fondazione Feltrinelli.
Ancora Baiamonti. Un piazzale che divide da anni i residenti e la sinistra cittadina. In attesa della mini-piramide, firmata da Herzog&de Meuron, su quel fazzoletto di città da ieri si va consumando una nuova lite. «Perché avete usato la logica dei bulldozer e avete distrutto tutto quello che avevamo creato nei giardini?», l’accusa firmata dal comitato Baiamonti Verde comune. «Perché avete distrutto la scena e l’anfiteatro costruiti dagli artisti di strada? Perché avete tagliato tutto, comprese tante piante e aiuole che stavamo curando da un anno? Perché avete nuovamente recintato e “lucchettato” tutta l’area? Che cosa abbiamo fatto di male?».
La ricostruzione di Palazzo Marino è però radicalmente diversa. L’area di piazzale
Baiamonti, che fino al 2017 ha ospitato un distributore di benzina, è attualmente in custodia alla società Tamoil che nei prossimi giorni la riconsegnerà al Comune. Il privato ha completato la bonifica dei suoli dopo lo smantellamento del distributore di benzina. L’area in futuro ospiterà la seconda piramide che sarà sede del Museo Nazionale della Resistenza: tale edificio occuperà un terzo della superficie, mentre nella restante parte troverà spazio un nuovo giardino. L’obiettivo dell’amministrazione è avviare i lavori nel 2022. E il blitz per abbattere l’anfiteatro e le attività messe in piedi dai residenti? «La procedura prevede che un’area pubblica dismessa da un utilizzo privato deve essere riconsegnata libera all’amministrazione. Come il Comune ha avuto modo di apprendere questa mattina, Tamoil nei giorni scorsi è intervenuta quindi per rimuovere gli elementi di occupazione». «Noi rimaniamo, non ci facciamo intimidire dalla forza e dall’uso indiscriminato del potere, e siamo sempre disponibili a un confronto serio su quello che stiamo portando avanti ormai da tre anni», insistono però gli anti-«piramide». Una protesta peraltro sostenuta da tanti altri movimenti cittadini, dai Fridays For Future Milano al Coordinamento San Siro, fino al comitato per la difesa degli alberi del campus Bassini. Anche i Verdi milanesi si schierano senza riserve e puntano il dito contro il Comune: «Siamo stupiti e delusi. Qual è l’idea di cambiamento, di tutela ambientale, di attenzione ai beni comuni della nostra città?», attacca Elena Grandi, coportavoce nazionale: «Il sindaco Sala non ha forse assunto la dichiarazione di emergenza climatica e ambientale? Non ha forse assunto le deleghe all’ambiente? Non è a capo delle città C40? Vediamo della contraddizione tra dichiarazioni e atti. Se manca la volontà di rivedere i piani urbanistici, di smettere di consumare e di sprecare suolo, di valorizzare gli spazi aperti e le aree non costruite, di tutelare la salute dei cittadini, il clima, la qualità della vita. Se manca tutto questo è inutile continuare a parlare di ambiente. Siamo stanchi di greenwashing». Ma per Palazzo Marino il dialogo col comitato ambientalista di Baiamonti è da considerarsi tutt’altro che interrotto: «Non è obiettivo del Comune lasciare l’area recintata e inagibile fino all’inizio dei lavori per la realizzazione del Museo Nazionale della Resistenza. Una volta quindi che l’area sarà tornata in carico all’amministrazione, si valuterà la possibilità di attivare patti di collaborazione o altre modalità contrattuali per consentirne la fruizione pubblica fino all’avvio dei cantieri, nel rispetto e nella tutela degli spazi in cui durante gli scavi di bonifica sono emersi i resti delle mura spagnole».
Il Comune
«L’area andava lasciata libera ma ci saranno altre forme di fruizione per il pubblico»