Bus dirottato, per l’autista l’accusa chiede 24 anni
Il pullman sequestrato con a bordo cinquanta studenti: «Sy agiva da lupo solitario»
Fu terrorismo: il pm chiede 24 anni per l’autista della tentata strage del 20 marzo scorso. Sy agiva da lupo solitario, ma non era meno pericoloso di un integralista della jihad.
Un lupo solitario intriso di un panafricanismo cieco ed ottuso ma che per questo non era meno pericoloso di un integralista pronto ad uccidere e a farsi uccidere in nome del jiahad il senegalese che il 20 marzo dell’anno scorso ha rischiato di ardere vivi 50 bambini e tre adulti nello scuolabus che voleva dirottare fin sulla pista di Linate: al processo i pm chiedono per lui 24 anni di carcere.
Come in tutte le udienze in corso davanti alla Corte d’assise, Sy si siede composto in una delle gabbie dell’aula bunker di piazza Filangeri. Appena, però, prende la parola il pubblico ministero Luca Poniz, che sostiene l’accusa con Alberto Nobili, il capo del pool antiterrorismo che gli side al fianco, il 48enne senegalese volta le spalle. Dopo dirà di averlo fatto per protestare «contro il pm», ma ai suoi avvocati assicura che prendeva appunti usando i gradini della gabbia come un banco, ed infatti una serie di fogli scritti a mano sono lì a provarlo.
Dall’inizio della sua azione criminale (esclusa ogni incapacità mentale) Sy ha sempre oscillato tra azioni narcisistiche e dichiarazioni razionali. «Il nostro timore erano scenari pericolosi. Abbiamo indagato su possibili collegamenti con organizzazioni terroristiche, che sono stati esclusi», dice Poniz nella requisitoria. È emersa la storia di un uomo che, arrivato in Italia 15 anni fa, ha vissuto una «vita serena e normale» fino al giorno in cui decise di dirottare il bus di cui era autista per un’azienda di Crema. Sy era un lupo solitario «con una forte motivazione politica» e che voleva compiere un gesto di cui avrebbe dovuto parlare il mondo intero, senza curarsi se una cinquantina di ragazzini potevano morire bruciati, dice Poniz. Il giorno prima si era procurato le catene per bloccare internamente le porte del bus ed impedire la fuga ai ragazzi, ai due professori e alla bidella che li accompagnavano. Una volta partito, aveva versato due taniche di benzina sul pavimento che lui stesso incendierà quando verrà bloccato dai Carabinieri nei pressi di San Donato Milanese. Si era anche premurato di rivendicare la sua azione postando tre giorni prima su YouTube un video di 37 minuti di frasi deliranti, «una sorta di movente politico con l’obiettivo di intervenire sulle politiche migratorie italiane» in cui «farneticava sul fatto che voleva vendicare i migranti morti in mare», aggiunge Poniz. Nell’autobus si diffuse «un clima di terrore tra i bambini» e gli adulti che aveva ammanettato con fascette di plastica da elettricista mentre li minacciava con un grosso coltello da cucina e con una pistola giocattolo che è andata distrutta nell’incendio. Una «escalation drammatica» interrotta grazie alla prontezza di uno dei bambi che riuscì a lanciare l’allarme chiamando i Carabinieri che, bloccato l’autobus, sfondarono i finestrini facendo fuggire gli ostaggi. Strage, incendio doloso e sequestro di persona a scopo di terrorismo sono le accuse principali sulle quali la Procura chiede alla Corte d’assise 24 anni di carcere, concedendo però le attenuanti generiche perché la difesa di Sy ha fatto entrare nel processo i verbali dei ragazzi, evitando loro «un nuovo shock e lo strazio di testimoniare su un evento che deve essere dimenticato». Sentenza prevista per il 15 luglio.