«Comodo scaricare le colpe sul personale»
La Cisl: molti nel limbo delle quarantene
«Far ricadere scelte organizzative sbagliate sui lavoratori, dunque su chi esegue disposizioni, è irrispettoso per chi ha lavorato e pagato sulla propria pelle». Lo afferma Rossella Delcuratolo, della Cisl-Fp Milano metropoli, sindacalista in prima linea sul fronte del Pio Albergo Trivulzio che ha tenuto centinaia di contatti con i lavoratori nei reparti.
«Sono mancate le mascherine, è colpa dei lavoratori?». Certo che no.
«Se sono stati mescolati di continuo casi positivi e negativi, facendo dilagare il virus, è colpa dei lavoratori?».
Neanche questo, certo. La commissione d’inchiesta segnala però un livello di assenze durante l’emergenza veramente altissimo. Vi risulta?
«Come sindacato non abbiamo accesso a questi dati. Ed esisteranno anche alcuni casi di assenze non corrette. Ma rispetto ai numeri che sono circolati mi sembra d’obbligo una domanda. Possibile che sia tutto assenteismo?». Risponda lei.
«Certo che no. Bisogna capire le motivazioni. Molte le conosciamo. E dunque è fondamentale un altro aspetto: far ricadere scelte organizzative sbagliate sui lavoratori, dunque su chi esegue disposizioni, è irrispettoso per chi ha lavorato e pagato sulla propria pelle: anche per quelle scelte». Rossella Delcuratolo è un giovane e battagliero «operatore politico» della Cisl-Fp Milano metropoli. Sindacalista in prima linea da febbraio, momento in cui ha iniziato a seguire il Pio Albergo Trivulzio, poco prima che iniziasse la pandemia. Durante i mesi dell’emergenza ha lavorato senza interruzione, tenendo centinaia di contatti coi lavoratori nei reparti.
Allora, quali sono le motivazioni delle assenze che secondo lei dipendono da scelte organizzative sbagliate?
«La questione principale è questa: le norme dicevano che con un sintomo, ad esempio la febbre a 38, i lavoratori non dovevano andare né al lavoro, né in pronto soccorso. Dovevano mettersi in isolamento e alla fine dei sintomi avrebbero dovuto fare il tampone per verificare se si fossero ammalate o meno. Tutti questi lavoratori sono entrati
Presidio
Guarda le gallery fotografiche, leggi, commenta e condividi le notizie sul sito internet milano. corriere.it in un limbo di disorganizzazione totale dell’intero sistema, per cui il tampone non veniva fatto dopo una settimana, ma dopo un mese, e poi andava fatto un secondo tampone. In questo modo molte quarantene sono diventate infinite».
Avete avuto molte segnalazioni di questo genere?
«Molti dipendenti, anche non iscritti al sindacato, ci chiamavano dicendo: “Sto bene, posso tornare al lavoro, voglio rientrare. Ma dall’amministrazione non mi danno risposta. Cosa devo fare?”». Colpa del Pat?
«È evidente e sotto gli occhi di tutti che il meccanismo delle quarantene si è intasato subito e ha avuto tempi molto dilatati. I test sierologici ad esempio, quando sono iniziati, venivano fatti solo su chi era al lavoro, mentre quelli a casa aspettavano il tampone. Persone sono state a casa, senza più alcun sintomo, anche un mese e mezzo in attesa di tamponi».
Qualcuno ne avrà magari approfittato?
«Ricordo che molti si sono ammalati di coronavirus e sono finiti anche in ospedale. Certo che erano assenti dal lavoro. Poi ci sono lavoratori con patologie, immunodepressi, che non potevano lavorare; il medico scriveva i certificati e venivano messi a casa in articolo 87. Poi ci sono state anche delle assenze “forzate” con una motivazione “politica”».
Assenze «politiche» da parte dei lavoratori?
«Certo che no, ma “decretate” dall’amministrazione, in particolare contro alcuni nostri delegati che hanno iniziato a raccontare la verità su quel che accadeva all’interno del Pat».
È un’accusa piuttosto grave.
«Ma è quel che è accaduto. Un delegato ha avuto la moglie con alcuni sintomi; la signora è stata messa in quarantena, ma il tampone è poi risultato negativo. Lui è rimasto in quarantena e poi “a cascata” è accaduto lo stesso ad altre due colleghe, perché lui ha partecipato a una manifestazione di parenti. Dunque con motivazioni secondo noi pretestuose sono state tenute lontane dal Pat alcune persone scomode, che tra l’altro sono risultate negative ai tamponi e ai test. Su questo faremo una denuncia per comportamento antisindacale».
L’accusa Delcuratolo: «Chi ha raccontato come andavano le cose è stato allontanato»