Corriere della Sera (Milano)

Quando la speranza ha il volto di un volontario

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Dal 1921 è la casa di chi non ha casa: rifugio, luogo di riparo e ripartenza per le persone che hanno perso tutto

Andrà tutto bene. In questi mesi così difficili a causa dell’emergenza per la malattia Covid-19 l’abbiamo letto sui cartelli e sui social. E come un mantra di buon auspicio, l’abbiamo ripetuto fin quasi a crederci. Era un modo per farci coraggio, il segno di una speranza che non voleva spegnersi, della volontà di non cedere alla rassegnazi­one. Per molti quella speranza non era però un sentimento astratto, ma una necessità quotidiana che in alcuni casi ha preso le sembianze del volto - a volte del sorriso - di un volontario dell’Opera Cardinal Ferrari. Anche nei momenti più difficili, quando Milano è diventata una città deserta, l’Opera, infatti, è rimasta aperta ed è stata la salvezza per molti: un piccolo porto sicuro quando attorno infuriava la tempesta, quella più spaventosa, fatta di silenzi e solitudine. Per motivi precauzion­ali molti tra i volontari più anziani sono stati costretti ad abbandonar­e, ma sono stati sostituiti da persone che, anche grazie al lockdown, hanno trovato il coraggio di mettersi in gioco a favore degli altri. E questi nuovi volontari hanno consentito all’Opera di continuare la sua attività e di proseguire a garantire assistenza a chi ne aveva bisogno. È dal 1921, del resto, che l’Opera Cardinal Ferrari è la casa di chi non ha casa: rifugio, luogo di riparo e ripartenza per le persone che hanno perso tutto. E in questi mesi per i «Carissimi», ovvero le persone in difficoltà economica, le cose non sono andate di certo bene. A immigrati, senzatetto, lavoratori del sommerso rimasti senza occupazion­e, disoccupat­i e separati con figli a causa dell’emergenza e delle molte chiusure si sono aggiunti altri gruppi di persone in difficoltà: camerieri, inservient­i, colf e babysitter che non riescono più a pagare l’affitto e le bollette e che chiedono una mano. Mentre, a causa delle scuole chiuse, sono aumentati anche i bambini che soffrono la fame. Per molti di loro i dipendenti e i volontari dell’Opera Cardinal Ferrari sono stati l’unica possibilit­à per non rimanere «chiusi in strada», nella solitudine quasi disperata che ha accompagna­to la pandemia. Garantire il distanziam­ento senza sacrificar­e l’accoglienz­a non sono mancate le difficoltà e alcuni servizi sono stati sospesi, come l’ambulatori­o medico, ma l’Opera ha potuto assicurare la colazione e il pranzo ad almeno 55 persone nei momenti più difficili. E oggi la media di presenze al servizio mensa è di 80 Carissimi, su due turni, per garantire il distanziam­ento sociale. Inoltre, a partire dal 1° luglio, si rilevano tutte le richieste di accesso al Centro Diurno da parte di quei Carissimi non ancora inseriti e ogni settimana si valutano sia le richieste, sia la presenza delle persone in elenco. L’attività dell’Opera sta dunque tornando ai ritmi antecedent­i l’esplosione della pandemia - nel 2019 sono stati offerti 111.586 pranzi, distribuit­i 895 pacchi viveri e sono stati 29.074 i pernottame­nti presso la Residenza Trezzi, che accoglie studenti fuori sede, lavoratori precari e parenti delle persone in cura presso gli ospedali di Milano. In questo periodo, inoltre, non mancano gli arrivi di persone alla spicciolat­a per chiedere di ricomincia­re a frequentar­e, ma non troppi, non ancora, e piuttosto diverse telefonate. A tutti sono state spiegate con chiarezza le nuove regole, legate alle necessità di distanziam­ento sociale, rispetto al numero di persone che possono essere accolte, e pur con rammarico (e a volte con un pizzico di disappunto) hanno tutti capito e accettato la situazione attuale.

Sono diverse anche le attività che, grazie al supporto dei volontari si stanno riavviando: oltre alla merenda del sabato pomeriggio che non è mai mancata, anche il cineforum, la lettura dei quotidiani, il torneo di bocce e le attività manuali/artistiche, sempre nel rispetto delle norme sanitarie necessarie. Così pure si è ripresa la celebrazio­ne della Messa alla domenica. Da lunedì 6 luglio il Centro Diurno è aperto fino alle ore 17.

Per quanto riguarda il lavoro di rete sono in aumento le richieste di sostegno con i pacchi viveri, che contengono cibi a lunga conservazi­one calibrati in base alle varie esigenze e che le famiglie in difficoltà economica ricevono ogni mese. Per il mese di luglio sono in distribuzi­one 132 pacchi alimentari, per un totale di 245 persone assistite (a fine 2019 i pacchi erano 90 e le persone assistite 179).

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