«Noi, pionieri dei taxi Covid per senso civico» No dei sindacati
Gli autisti: lasciati da soli, ma siamo in guerra
Iprimi tassisti rispondono alla chiamata di Areu e Comune per il trasporto di pazienti Covid fuori dagli ospedali. Contrari i sindacati.
Diciotto «taxi Covid» pronti ad alleggerire la pressione delle ambulanze in coda negli ospedali: tre vetture per ognuno dei sei pronto soccorso milanesi (Niguarda, Policlinico, San Carlo, San Paolo, Fatebenefratelli e Sacco) che usciranno dal circuito del servizio pubblico quotidiano di strada per posteggiare fuori dai triage e accompagnare a casa o nelle strutture convenzionate i pazienti asintomatici o lievemente sintomatici. In modo da sgravare i veicoli sanitari ed evitando che i positivi al virus possano salire su altri mezzi pubblici o privati. È questa — in numeri — la richiesta avanzata nelle scorse settimane da un’Areu in affanno alle centrali radio dei taxi, prima dell’avviso pubblico del Comune, pubblicato venerdì, che chiede (su base volontaria) la partecipazione ai conducenti di età inferiore ai 50 anni (tra le 11 e le 21).
Da Palazzo Marino e dalle radio confermano le prime disponibilità che saranno presentate all’ufficio delle auto pubbliche da stamattina. Burocrazia permettendo, infatti, già oggi si potrà partire con le corse. «Tutti devono capire che siamo in guerra — spiega Gege Mazza, tassista anima del radiotaxi 6969, 70 anni, di cui 45 a bordo di auto gialle e bianche —. C’è la crisi del settore, c’è un’epidemia inarrestabile, i tassisti non si sono mai tirati indietro e non lo faranno neanche questa volta. Alcuni dei nostri colleghi sono disponibili, vogliamo rimboccarci le maniche e dare una mano, anche se siamo stati lasciati soli dalle istituzioni, Regione in primis».
Il settore è a tutti gli effetti uno dei più colpiti dalla crisi. Servizio calato al 10% durante il lockdown, con la zona rossa stabilizzatosi al 30%. Tre chiamate al giorno per auto, -75% di fatturato. Dunque, oltre ai ristori, ai voucher e ogni iniziativa per il settore, i 150 euro al giorno che saranno riconosciuti dall’Areu possono fare comodo. «Pronti a collaborare ma non così: serve più sicurezza per autisti e clienti — precisa dal radiotaxi 8585 il presidente Alessandro Casotto —. Va specificato perché se un dentista va a contatto con un positivo deve fare la quarantena mentre un tassista dopo aver svolto queste corse no. Anzi, il giorno dopo può caricare clienti. Vanno specificate meglio le responsabilità». Un pensiero declinato in un comunicato sindacale di Satam, Tam e Unione artigiani: «I protocolli devono essere più chiari. Condividiamo lo scopo, ma mancano tariffe adeguate ai costi e ai rischi».
Fatta parziale eccezione per le mascherine, da marzo, autisti, cooperative e società attive nel servizio pubblico si sono mosse in autonomia, spesso alla mercé della speculazione del mercato: divisori e dispenser, disinfettanti e sanificatori (a ozono o vapore) sono stati installati, distribuiti e messi a disposizione delle flotte, nonostante arrivassero messaggi contraddittori sul trasporto dei malati, sconsigliato dal prefetto ma consentito dal Pirellone. «È una sperimentazione su richiesta dell’Areu — conclude l’assessore comunale Marco Granelli —: crediamo potrà essere utile anche dopo l’epidemia».