Corriere della Sera (Milano)

Il nuovo disco di Daniele Pollini (sulle orme di papà Maurizio) con Schumann e Schönberg

«Un viaggio alla scoperta dei paralleli tra Schumann e Schönberg»

- Di Enrico Parola a pagina

«La chiusura dei teatri è una sciagura, anche se io la subisco più come compositor­e che come pianista: ormai da cinque anni non tengo un concerto pubblico perché avevo deciso di dedicare questo lungo periodo alla composizio­ne; il problema è che l’obiettivo era un’opera imponente per grande orchestra sinfonica ed elettronic­a: la sto terminando, ma oggi questo organico è fuorilegge». Sorride con velata ironia Daniele Pollini, figlio di Maurizio, uno dei massimi pianisti dell’ultimo mezzo secolo. Ha appena inciso il secondo disco per la Deutsche Grammophon, la mitica etichetta gialla che ha immortalat­o le interpreta­zioni, tra i tanti giganti della tastiera, di Pollini padre. In scaletta il «Carnaval» di Schumann, i «Klavierstü­cke» op. 119 di Brahms e op. 11, 19 e 23 di Schönberg. Autori tra i prediletti de Maurizio. «Non solo da lui, che non ha mai suonato “Carnaval”. Ho voluto creare un programma simile a quello per un concerto, non una monografia dedicata a un autore, che mi sembrava più museale e scontata». Il concerto cui non si può ancora assistere. «Esatto. Mi affascina osservare come Schumann crei la sua opera basandosi su una serie di caleidosco­piche miniature e come Schönberg, proprio con questi “Klavierstü­cke”, indirizzi i suoi pezzi verso una dimensione estremamen­te coincisa e aforistica. Interessan­ti anche le loro tecniche compositiv­e: nell’op. c’è già la dodecafoni­a. Il bello del concerto è che accostando brani diversi tra loro spinge l’ascoltator­e a mettersi in ascolto di ogni opera secondo un’altra prospettiv­a, in qualche modo guidata dalle scelte dell’esecutore. Beethoven fa un certo effetto se ascoltato dopo brani del ’900, ma fa un effetto diverso proposto dopo pezzi del ’700».

Un tratto che accomuna Daniele a Maurizio è l’amore per la musica dell’ultimo secolo: «Per me è stato un fatto naturale più che una conquista o l’esito di un percorso di studi: compositor­i come Salvatore Sciarrino o Giacomo Manzoni erano amici di famiglia, ho sempre respirato musica del ’900». E musica tout court, ovviamente, anche se quello per le note non fu il primo amore. «Da bambino prediligev­o le scienze e la pittura; inizialmen­te la musica era un interesse superficia­le. La folgorazio­ne a 11-12 anni, ascoltando i Balletti di Stravinski­j. Già quattordic­enne capivo di essere attratto dalla composi23 zione, ma ero consapevol­e che erano anni da dedicare allo studio del pianoforte per gettare quelle basi in seguito impossibil­i da recuperare». Un percorso fin dalle origini diverso da quello del padre. «Per me non è mai stato un paragone ingombrant­e o vincolante: da artista ti trovi a misurarti innanzitut­to con la musica e i grandi compositor­i più che con gli altri interpreti. Certo, con papà mi sono confrontat­o: non si è mai imposto, ma non è stato neppure distaccato, quando gli ho chiesto qualcosa è sempre stato disponibil­e».

Passione Novecento «Una scelta naturale: compositor­i come Sciarrino o Manzoni erano di casa da noi»

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 ??  ?? Note familiari Il pianista e compositor­e Daniele Pollini, 43 anni. «Non ho mai sentito vincolante il paragone con mio padre»
Note familiari Il pianista e compositor­e Daniele Pollini, 43 anni. «Non ho mai sentito vincolante il paragone con mio padre»

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