Vaccini, partono gli sms di scuse Via alla profilassi nelle università
La Rottapharm dà il via alla sperimentazione con un volontario 21enne. «Poi una produzione italiana»
«Siamo consapevoli dei ritardi e ci scusiamo. La tua salute è la nostra priorità»: la Regione invia sms con le scuse agli over 80 in attesa del vaccino. Intanto tra i residenti di Viggiù, paesino zona rossa nel Varesotto, partono le iniezioni a tappeto. Pronta anche la campagna nelle università. A Monza scatta la fase 1 della sperimentazione del vaccino e-Vax .
Ha 21 anni il primo volontario che inaugurerà domani la Fase 1 del vaccino e-Vax messo a punto dalla società monzese Rottapharm biotech con la startup romana Takis. L’appuntamento è al Centro di Ricerca di Fase 1 dell’ospedale San Gerardo diretto dalla professoressa Marina Cazzaniga. «Ad agosto abbiamo lanciato un appello per trovare volontari per la Fase 1 e 2 — spiega Cazzaniga — hanno risposto in più di 1.300. Il ragazzo selezionato come “soggetto sentinella” ci ha colpito per la forte motivazione che ha dimostrato per sostenere la ricerca». Durante la Fase 1 saranno testate 4 dosi diverse di vaccino: «Si parte con 0,5mg — prosegue Cazzaniga — attenderemo due giorni per valutare eventuali effetti collaterali e quindi si procederà con altri due volontari, anch’essi osservati per due giorni, per concludere con gli ultimi 3 volontari. Dopo i 6 soggetti sentinella potranno essere vaccinati gli altri 14 volontari della prima coorte e partirà la sperimentazione anche negli altri due centri ricerca coinvolti: lo Spallanzani di Roma e l’Irccs Pascale di Napoli».
Con la stessa procedura si testeranno altre tre diverse dosi, coinvolgendo 80 volontari e chiudendo la Fase 1 il 21 maggio con la dose più alta, da 200mg che non richiede nessun richiamo. A maggio partirà la Fase 2 con l’arruolamento di 200 volontari per arrivare in autunno alla produzione. «È un momento delicato e di grande emozione — spiega Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico di Rottapharm Biotech — finalmente dopo mesi di lavoro si arriva alla fase clinica di un vaccino che in laboratorio ha dato risultati molto promettenti». Rispetto ai vaccini già sul mercato quello monzese utilizza una piattaforma a Dna e viene somministrato con un elettroporatore che fornisce una mini scossa elettrica e permette al frammento di
Dna di penetrare nelle cellule.
Un vaccino a Dna ha diversi vantaggi: può essere modificato rapidamente secondo le varianti (si sta già studiando su quelle sudafricana e brasiliana), mantiene la stabilità a temperatura ambiente e può essere somministrato più volte. «In caso di successo degli studi clinici — conclude Rovati — anche la produzione sarà italiana. Stiamo lavorando con due aziende che potrebbero modificare in sei mesi le loro linee. Però per produrre ci vuole il sostegno economico del governo e dell’Ue che finora non c’è stato».