Dodici chilometri di storie
Il Parco Aldo Aniasi, ancora conosciuto col nome di Parco di Trenno, con i suoi 50 ettari, è uno dei più ampi di Milano; durante la Grande Guerra è stato utilizzato come campo di aviazione e i canali di irrigazione ricordano l’impiego agricolo che ebbe fino al 1971. La presenza di persone nei fine settimana — regole di distanziamento permettendo — la possiamo immaginare, ma durante i giorni lavorativi? Alle 9 del mattino il parco sembra solitario. Mi allontano da via Novara e inizio a immergermi nel verde; l’aria è frizzante e l’odore della terra intenso, i raggi di sole spingono la natura verso la primavera. Presenza fissa nell’arco della giornata sono i ciclisti, le persone che portano a passeggio i cani e qualcuno che corre. Il tennis è già in piena attività e, direi, solo con pensionati; per giocare un po’ tutti si fanno due soli set a turno. Nell’ora di pranzo qualcuno fa picnic con la tovaglia sul prato. Il gioco delle bocce è un’attrazione: diverte sentire i variopinti epiteti in vari dialetti scambiati fra gli sfidanti. I bambini sulla pista di skate girano, cadono e si rialzano quasi fossero fatti di gomma. Al tramonto c’è il cambio di generazione: alcuni giovani fanno esercizi alle sbarre, altri, ancora distanziati, si passano il pallone. L’illuminazione fa sentire il luogo sicuro ed è romantico vedere gli innamorati a passeggio. Nei 12 chilometri percorsi, anche con poche persone incontrate, non mi sono mai sentito solo: di questi tempi la bellezza sta anche nel condividere l’unicità di una giornata normale.